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23/8/20 - XXI Domenica t.o. anno A


Il brano odierno del Vangelo di Matteo (16,13-20) è determinante nel mettere in chiaro il nostro essere cristiani, di Cristo che non consiste nell'essere genericamente credenti o il non poterci non dire cristiani perché circondati nella cultura, nell'arte, nella poesia dal prender forma storica della fede cristiana.
Siamo invitati a comprometterci: "Ma voi chi dite che io sia?". La domanda, da quel primo momento a Cesarea di Filippo, non si accontenta di un generico pensare che Gesù sia un uomo normativo come il Battista che ci rimette la vita per non tacere la verità, Elia il grande restauratore religioso contro l'idolatria e/o formalismi, Geremia il profeta fuori degli schemi perché denuncia la falsità del facile ottimismo o del disperato pessimismo perché Dio è padrone della storia…
Per dirsi cristiani è necessaria la confessione di Pietro, che è il credere della Chiesa: "Tu sei il Cristo", che è come dire il punto di arrivo della speranza umana e il punto di partenza per un nuovo umanesimo. Quello derivante dal fatto che sei "il Figlio del Dio vivente". In te Dio si fa carne, figlio, uomo, si compromette con la nostra precarietà e provvisorietà per salvarla dal di dentro. Sei la pietra, la roccia su cui fondare la vita e fai di noi come Pietro il punto, il luogo perché l'uomo, la civiltà, la storia non debba affondare. Da Te prendiamo la legge della vita nuova: legare ciò che è buono superando ogni paratia; sciogliere i tanti mali, i tanti cancri che divorano il vivere personale, famigliare, sociale. E noi che veniamo dopo Cesarea possiamo a maggior ragione testimoniarlo perché Gesù è Risorto e diventa il punto di coagulo per una nuova umanità che attraversa il tempo e ha il suo estuario nella vita eterna, il Regno dei Cieli.
Leggendo Isaia (prima lettura) ci accorgiamo che di fronte a Lui ogni potere umano è un succedersi di maggiordomi se non di approfittatori del comando ad uso personale. Il Messia, dice Isaia, porterà sulla spalla la chiave della casa di Davide. E non c'è altra chiave che apre al mondo nuovo se non la Croce, il dare la vita, l'esempio, lo Spirito che fa nuove tutte le cose.
Non ci rimane con San Paolo, con la prima comunità cristiana, che riconoscere: "O profondità della ricchezza, della sapienza e della conoscenza di Dio". "Poiché da Lui, per mezzo di lui e per Lui sono tutte le cose". La nostra vita personale, di Chiesa, di società. La nostra "fede" cristiana che non è generico far coincidere le nostre idee con il contenuto del credere ma la persona di Cristo che cambia il senso dei nostri giorni.

23/8/20

Letture: Is 22,19-23; Sal.137; Rm 11,33-36; Mt 16,13-20


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don Ezio Stermieri
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