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25/12/20 - NATALE DEL SIGNORE


Messa Vespertina della vigilia

Il silenzio che ha detto l'attesa, la speranza dell'avvento, della venuta, è squarciato dal grido di Isaia, portatore per l'uomo di quanto Dio gli sia necessario: "Per amore di Sion non tacerò"! Dio sta per mantenere la sua promessa: farsi Egli stesso guida, pastore dell'umanità: "Sorga come aurora la sua giustizia e la sua salvezza risplenda come lampada". Ed ecco il perché del grido di gioia. Non più come riscatto dalla schiavitù, liberatore di ogni tirannia, datore di una legge, costituzione di un popolo abitatore della Terra data da Dio, ma come sposo che stabilisce il "per sempre" dell'alleanza e dona fecondità: "Nessuno ti chiamerà più abbandonata ma sarai chiamata Mia Gioia e la tua terra Sposata". Facendosi carne, Dio in Gesù sostanzia di sé il nostro fragile, precario, friabile essere e la nostra umanità è intrisa della sua divinità: "Come gioisce lo sposo per la sposa, così il tuo Dio gioirà per te".
Come non dire "Grazie", come non celebrare la lode eucaristica? Abbiamo sentito Paolo che ad Antiochia, parlando ad Ebrei come egli è ebreo, percorre in sintesi la storia di Israele con quel filo rosso del messianismo invocato ed atteso, fatto di profeti che ravvivano l'attesa e rimproverano la facile tentazione idolatrica, di interventi di Dio stesso nella tradizione davidica che garantisce il suo compromettersi con la storia, fino al Battista che indica la presenza: "Dalla discendenza di Davide, secondo la promessa, Dio inviò, come Salvatore, Gesù Cristo".
Matteo, nel Vangelo or ora ascoltato, per rendere storico, attuato il disegno perché non venga sospinto nel mito, nell'utopia irrealizzabile, traccia l'araldica di Gesù risalendo fino ad Abramo, quando Dio ha garantito il percorso della storia che avrebbe preceduto e tracciato e in una triade di 14 generazioni, dove Dio e uomo camminano insieme, giunge alla meraviglia che ancora una volta ci è dato di rivivere, come diciamo nel "credo": per noi uomini, per la nostra salvezza!
"Ecco, la Vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a Lui sarà dato il nome di Emmanuele, Dio-con-noi". Venne alla luce e fu chiamato Gesù. Il susseguirsi delle generazioni di cristiani arricchirà di riti, di segni, di tradizioni l'evento, per dire del "regalo immeritato" che Dio ci ha fatto, come questo evento cambi rapporti umani in tenerezza e famigliarità, come il pensiero vada a chi soffre per i più svariati motivi. Ma tutto dice basta alla solitudine: Dio ci ha raggiunti. Dobbiamo raggiungerci, accoglierci, arricchirci di premura anche noi perché se il Natale è l'amore di Dio il cristiano non può che essere impegnato in questo amore. Sia questo l'augurio e l'impegno. Buon Natale.

25/12/20

Letture: Is 62,1-5; Sal. 88; At 13,16-17.22-25; Mt 1,1-25


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don Ezio Stermieri
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