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16/4/22 - Sabato Santo - "in Resurrectione Domini", anno C


L'accensione del fuoco nuovo all'inizio di questa Veglia Pasquale illumina la notte nella quale noi pellegrini vaghiamo alla ricerca della nostra origine, del senso da dare agli anni che si susseguono, se esista un orizzonte, una meta che ci rimetta in piedi, risorti verso la quale procedere, una speranza che riscaldi questo enigmatico presente. Ed ecco il Cero. La luce che è Cristo brucia le scorie delle nostre paure, ci riunisce in una comunità che alza il suo canto: felice notte che ci restituisce alla Fede.
E subito la Parola ci conferma. Il Creato che ci circonda, la natura nella quale siamo immersi ha i segni della bellezza e bontà del suo Creatore. Non siamo il prodotto di una materia che nasconde in sé un destino di morte. Dio ci ha plasmati e ha soffiato in noi il suo Spirito che è vita, ha messo in noi, capaci di libertà e di amore, la forza e il coraggio per attraversare i pericoli, le insidie, gli stessi fallimenti, le stesse guerre fratricide che insanguinano la terra da Caino ad oggi. Sfogliando la narrazione della storia emerge che non siamo soli. Dio è alleato. È dalla parte del debole, del vinto e apre una strada, sempre verso una Terra che può diventare la casa comune dove diventare popolo, il popolo di Dio, noi: nuovo popolo di Dio.
Si tratta di mantenere il desiderio, la sete di un Dio che ha sete della nostra sete. Per questo benediremo l'acqua, fra poco, e nell'acqua dove anche noi siamo stati immersi immergeremo una nuova nascita, Giulia, facendo memoria che in quell'acqua Dio ci ha restituiti alla nostra vera identità di suoi figli, fatti a sua immagine e il Battesimo di Gesù che è fuoco affida a ciascuno il compito di essere luce nel mondo. Muoviamo dunque anche noi i passi del nostro spirito, della nostra ricerca, del nostro bisogno di essere amati e di saper amare verso la tomba dove risuona l'annuncio: Cristo è vivo. È risorto. Vi precede facendo strada, aprendo dunque la via che porta alla pace, al Vangelo: buona notizia che Dio non si è stancato dell'uomo, del nostro cedere alla tentazione di essere nati per caso, di vivere nella delusione con la sola sensazione certa della morte. No! Egli è divenuto solidale del nostro essere di carne perché la nostra precarietà fosse intrisa di risurrezione, di ripartenza, di nuovo slancio, di rinnovato coraggio nell'affrontare la nostra quotidianità: "Ecco, io sono con voi, ogni giorno, fino alla fine del mondo", quando la fine presunta è cambiata nel fine, nel perché, nel valore stesso della nostra vita.
Prorompe in questa notte il canto, la lode che si fa grido che sorpassa ogni divisione: supera le montagne, va al di là dei mari, naviga i fiumi, fa stormire le foreste, raggiunge ogni uomo: Alleluia, lodate Jahvè, cantate al Dio fedele che nel Cristo Risorto ha portato a compimento la nostra salvezza. Rendiamo Grazie a Colui che, opera dello Spirito, ha destinato a risurrezione la nostra carne ed ora il pane, il vino sono Lui fatto cibo per il nostro avanzare nella storia. Non più soli. Siamo la Chiesa, i dispersi raccolti da Lui perché quanto abbiamo ricevuto, educati ed istruiti nel credere, diventi il patrimonio, il valore trasmesso a quanti, chiamati alla vita, hanno il diritto di sapere quanto e come Dio ci sia Padre; quanto e come in Cristo ogni giorno diventi novità di vita; quanto e come lo Spirito del Risorto ci renda antidoto dei tanti mali che senza di Lui rimangono insuperati; quanto e come l'amore nella famiglia diventi indistruttibile, il perdono possibile e facile, la fraternità una evidenza, l'amore gratuito una normalità, la sofferenza uno stringersi a Lui e fonte di nuovi vincoli, lo stesso morire stare con Lui per sempre. Alleluia. Sì! Alleluia.

16/4/22

Letture: Gen 1,1-2,2; Sal. 103; Es 14,15-15,1; Es 15,1b-6.17-18; Is 55,1-11; Is 12,2-6; Rm 6,3-11; Sal. 117;


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don Ezio Stermieri
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