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30/10/22 - XXXI Domenica t.o. anno C


Siamo a Gerico e anche noi, dietro a Gesù, entriamo nella città. Siamo lontani ormai dalla Galilea, quando a Nazareth nella sinagoga, leggendo Isaia, dichiarava l'oggi della sua vita: annunciare ai poveri il Vangelo, indire l'anno di Grazia del Signore e dunque anche l'oggi della nostra salvezza. Abbiamo attraversato la Samaria e vedendo, ascoltando, interrogandoci, abbiamo compreso la missione di Gesù, anzi, che è lui stesso la Missione, il Dio missionario a nostro favore. Non rimane che salire a Gerusalemme per il gesto riassuntivo della sua incarnazione: dare la vita, lasciarci il suo Spirito.
Qui, a Gerico, un fatto che solo Luca ricostruisce e narra coinvolgendoci fino a riconoscerci in Zaccheo. Questo uomo così simile a noi. Uno che ha trafficato la vita, ha fatto fortuna, si è dato ragione perché… la vita è così. Ma sentire che passa Gesù è risvegliare in lui un desiderio nuovo, urgente. È piccolo di statura ma non importa. C'è un sicomoro, vi sale pur di vedere Gesù.
Ed ecco: "Gesù alzò lo sguardo". Notate l'inciso: Colui che vede dall'alto si fa piccolo rispetto a colui che, piccolo, si è innalzato pur di vedere. "Zaccheo, scendi subito perché oggi devo fermarmi a casa tua". L'espressione di Gesù riassume perfettamente il perché del "mandato" del Padre "che vuole che tutti siano salvati" a Gerico, ma qui nella nostra comunità Gesù dice a ciascuno le stesse parole. È venuto per entrare e portare salvezza nella nostra casa, nel nostro abitare.
La conclusione di Zaccheo l'abbiamo sentita; l'incontro con Gesù gli cambia la vita. Ci rimane solo di lasciarci permeare dalle parole di Gesù: "Oggi per questa casa è venuta la salvezza. Il Figlio dell'uomo è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto".
Quanto il testo della Sapienza antica diceva di Dio si è avverato: "Hai compassione di tutti, perché tutto puoi, chiudi gli occhi sui peccati degli uomini, aspettando il loro pentimento".
San Paolo ai cristiani di Tessalonica, invitandoli ad attendere la venuta del Signore per radunarci con Lui, invita a non lasciarsi troppo presto confondere la mente e allarmare da discorsi, ipotesi che niente hanno a che spartire con la realtà. Quanta gente ha vissuto o vive un cristianesimo colpevolizzante, pieno di una paura che inquina la stessa fede e le opere della fede.
L'incontro con il Signore, dice l'Apostolo, ci rende degni della sua chiamata, porterà a compimento ogni proposito di bene, l'opera della nostra fede. Quanti, per paura, si sono allontanati da Dio, magari educati ad una fede angosciante, dovrebbero poter leggere e rileggere il Vangelo di oggi che è un Vangelo, bella e buona notizia per la vita: in Gesù Dio ci ha amati, cercati e salvati.

30/10/22

Letture: Sap 11,22-12,2; Sal 144; 2 Ts 1,11-2,2; Lc 19,1-10


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don Ezio Stermieri
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