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1/11/22 - SOLENNITA' DI TUTTI I SANTI


La parola di Dio or ora ascoltata in questa festa dei Santi si apre con una grandiosa visione, compimento della storia definita come "grande tribolazione di una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, popolo e lingua", "segnati con il sigillo" di appartenenza a Dio perché nella loro vita hanno fatto spazio, hanno dato il loro tempo dell'esistenza a Dio, il Santo. Egli ha operato in loro e per mezzo della creatività con la quale dota ciascuno, trasformando la storia in storia di salvezza. "Sono quelli – dice il testo dell'Apocalisse – che hanno lavato le loro vesti, rendendole candide nel sangue dell'Agnello". Hanno dunque trasformato l'identità (la veste!) umana destinata alla sconfitta, alla morte, alla guerra fratricida, alla fame, all'ignoranza, alle mille sorti di povertà nel sangue dell'Agnello, di Cristo che si è fatto carico del fallimento umano, ha attraversato la morte e ha donato il suo Spirito Santo di risurrezione.
Ecco i Santi, riconosciuti, anonimi, di ieri, di oggi e di sempre, abitati dall'enzima che riscatta, redime, libera, salva, educa, predica l'aprirsi a Dio, essere alleati di Lui, fonte di ogni bene, della verità, di ogni bellezza che supera l'egoismo e apre alla comunione: la comunione dei Santi.
In questo modo questo giorno celebra la vittoria sulla festa pre-cristiana di origine celtica con il suo esorcizzare la morte che la natura, la stagione con il suo rattrappirsi della luce sembra prefigurare e il suo rito della "zucca" che, mentre muore, spargi i suoi semi per una nuova primavera.
La predicazione di Gesù nello statuto del Regno di Dio che Egli annuncia come bella-buona notizia è che quel compimento di beatitudine è seme di gioia, di realizzazione della vita già nel presente, un presente di povertà che, combattuta non con la rivoluzione ma con la pace, la concordia, la buona volontà di ciascuno, immette già ora nella Signoria di Dio. È la santità. È, quella beatitudine, nel pianto, nella solitudine, perché attraversato apre alla gioia dell'essere famiglia umana, comunione di amicizia, impegno perché nessuno abbia a maledire l'esistenza. È così di ognuna delle beatitudini fino alla fatica dell'essere cristiani quando le logiche mondane ci ricacciano nelle nostre sacrestie e fanno della fede e della speranza cristiana una realtà superata dalla verità della storia, della natura intessuta di guerra, di lotta, di poteri che si combattono. "Rallegratevi ed esultate perché grande è la vostra ricompensa nei cieli".
L'Apostolo Giovanni (seconda lettura) pone la ragione profonda del lasciar spazio alla Santità di Dio nel nostro diventare santi per non fallire l'esistenza e come "zucche" lasciare il seme del nostro passaggio ad un'altra generazione destinata agli stessi patimenti: "Noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è". Destinati dunque alla moltitudine immensa che canta: "Amen! Lode, Gloria, azione di grazie al nostro Dio, tre volte Santo".

1/11/22

Letture: Ap 7,2-4.9-14; Sal 23; 1 Gv 3,1-3; Mt 5,1-12


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don Ezio Stermieri
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