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13/11/22 - XXXIII Domenica t.o. anno C


La predicazione di Gesù, il Vangelo, Gesù stesso non sottrae i discepoli dal dramma della storia, dalla pena recata dal vivere in un mondo che tiene insieme la bellezza dell'arte che affascina come per gli Ebrei l'ornato del loro tempio, la speranza del progredire della scienza, il fascino dell'amore, della poesia con la distruzione delle bombe, le rivoluzioni che si trasformano in terrorismo, i capovolgimenti della natura violata dall'egoismo umano, carestie, pestilenze, e anche persecuzioni, ingiustizie, la forza della legge mutata in legge della forza, il tradimento degli affetti più cari, l'odio causato dalla paura reciproca che avvelena il vivere sociale. Ed ho solo elencato la predicazione di Gesù. Ed allora a che serve essere cristiani se non siamo esentati, come facilmente speriamo, dal dolore e dell'annientamento dell'umanità?
C'è un "ma" di Gesù che è il Vangelo per questo nostro oggi. "Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto". È il "ma" che Dio pone nel cuore del credente. Non c'è notte così lunga da non vedere l'alba. Non c'è croce così pesante da non sfociare nella risurrezione. Di qui la forza che viene da una vita di fede. Di qui la parola di Gesù che rassicura anche nei momenti in cui il cuore si stringe, il pensiero non basta, la volontà si sfibra, l'azione sembra inutile: "Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita".
Il male non è signore, padrone. Esiste perché l'uomo lo lascia entrare in se stesso. Ma nello stesso momento in cui architetta il suo potere segna la sua sconfitta. "Ecco – dice Malachia – sta per venire il giorno rovente come un forno". Ma non è vincitore. "Per voi, che avete timore del mio nome, sorgerà con raggi benefici il sole di giustizia". Diventare cristiani è convinta coscienza che quel "sole" è sorto, la luce è venuta, la strada è segnata, i germogli di bene a cercarli si trovano. Gesù Cristo è Signore. Non altro. Non altri.
Non serve a nulla il pessimismo che dilaga, la sfiducia nell'umanità divenuta legge di vita. Riascoltiamo Paolo che scrive proprio mentre la vita cristiana si fa difficile e lo scoraggiamento è tentazione quotidiana: "Sentiamo che alcuni fra voi vivono una vita disordinata, senza fare nulla e sempre in agitazione. A questi tali, esortandoli nel Signore Gesù Cristo, ordiniamo di guadagnarsi il pane lavorando con tranquillità".
Al termine di un anno alla scuola di Luca non è poco quanto abbiamo appreso e possiamo anche concludere che questo mondo ha ancora bisogno dei discepoli di Gesù Cristo, dei cristiani.

13/11/22

Letture: Ml 3,19-20; Sal 97; 2 Ts 3,7-12; Lc 21,5-19


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don Ezio Stermieri
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