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6/3/19 - MERCOLEDI' delle CENERI


"Radunate il popolo, indite un'assemblea solenne, chiamate vecchi, bambini, sposi…". Così abbiamo ascoltato dalla parola di Dio per voce di Gioele, il profeta. Eccoci qui. Ma perché? Inizia un tempo, la Quaresima, sacro, abitato dunque dal Santo, da Dio che ci chiede di sbarazzarci di tanti pensieri che ci rendono tristi, parole che nascondono il vero senso della vita, azioni, cose che rallentano e impediscono il camminare svelto verso una vita libera, retta, buona, solidale, intensa nel rapporto con il Signore, l'unico che ci rende vittoriosi allontanando tutto ciò che è male e capaci di bene. Si tratta di inoltrarci con Gesù nel deserto, non quello di sabbia o pietre, ma della revisione di ciò che davvero vale nella vita. 40 giorni di "conversione". Parola importante perché dice che noi andiamo avanti guardando indietro dove ci sono le nostre piccole sicurezze, le nostre esperienze e convinzioni. Il Signore invece è davanti, precede, fa strada, ci provoca ogni giorno con novità che ci irrobustiscono di fronte alle prove e ci uniscono nel fare Pasqua con Lui: la vita si fa dono, il tempo diventa vita eterna.
In questo serio e decisivo inizio del percorso ci è disegnato in fronte un segno, quello battesimale della Croce, garanzia di essere stati amati, benedetti dall'Amore di Gesù che ha preso su di sé i nostri peccati, la istintività che ci fa perdere la ragione, la stessa morte, perché la vita diventasse un cammino leggero con tanta gente che ci diventa amica, compagna di viaggio, fraterna nel tanto bene da fare insieme. Quel segno è fatto con la cenere, per ricordarci che siamo uomini, da humus, terra. Fragili dunque, poveri di tempo e di mezzi ma quella cenere viene dall'ulivo bruciato per dirci che anche noi siamo portatori e annunciatori di pace. Quell'ulivo l'abbiamo sventolato e di nuovo lo faremo la Domenica delle Palme per dire a Gesù, come nella pagina evangelica: osanna! Evviva! Con la tua forza, il tuo Spirito saremo l'arcobaleno dopo il diluvio, la primizia di una umanità nuova che rende nuova la vita di ogni giorno.
Quando sentiremo il richiamo a fare qualcosa per chi è meno fortunato non lo faremo perché gli altri ci dicano: bravo! Ma per il rapporto intimo che abbiamo con Gesù che è venuto a fare del bene a tutti, convinti che se è vero: il male si diffonde, si diffonde anche il bene. Giorno per giorno chiederemo al Signore: e oggi che cosa devo fare? Quando sarà il momento di pregare non lo faremo per interesse, paura, abitudine ma perché il Signore – che vede nel cuore – vede che gli vogliamo bene. Apprezziamo la sua Parola ovunque risuoni e perché ogni settimana finisca la domenica per dirgli: "Grazie"! Se poi ci saranno momenti difficili, se ci mancherà qualche cosa non saremo tristi, musoni, inquieti. Saremo contenti di offrire al Signore quanto ci costa perché è nei momenti difficili che si prova la vera amicizia. Prenderemo l'occasione per pensare a quanti in questo mondo vivono situazioni di ingiustizia, di paura, di fuga, di guerra, di malattia. La prova, piccola o grande, il digiuno ci allargherà il cuore.
San Paolo diceva ai primi cristiani di non sprecare il tempo favorevole in cui Dio ci può allargare il cuore per essere felici di essere cristiani, ampliare l'orizzonte per non sentirsi soli, felici di appartenere a suo popolo, darci il suo Spirito e così come abbiamo sentito da Paolo diventare ognuno di noi "collaboratori" del Vangelo perché arrivi anche oggi l'Annunzio che Dio in Gesù ci dà l'occasione di non sbagliare strada, fallire la vita. "Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza!".

6/3/19

Letture: Gl 2,12-18; Sal.50; 2 Cor 5,20-6,2; Mt 6,1-6.16-18


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don Ezio Stermieri
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