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12/5/19 - IV Domenica di Pasqua anno C


L'ascolto della Parola di Dio ci conduce quest'oggi di fronte ad una grande visione prospettata dall'Apocalisse dove il nostro presente, anche quello che stiamo vivendo qui, in questa domenica, si proietta nel momento conclusivo della storia nell'estuario verso l'Eterno. Una moltitudine immensa. Sono quelli che sono passati attraverso le prove della vita ma non si sono arresi. Hanno lavato le loro vesti nel sangue dell'Agnello. Non hanno sporcato la loro dignità, la veste del Battesimo, resa splendida dal sangue di Gesù. Li unisce ora in una liturgia splendida, il Signore stende su loro la tenda della sua protezione e, come dice il Salmo 22, prepara la mensa, serve il pane e il vino dell'abbondanza e della gioia. Ma guardando ancora, c'è un momento che abbiamo vissuto: “Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all'Agnello, avvolti in vesti candide e tenevano rami di palma nelle loro mani”. Sicché in quella visione siete ripresi anche voi nella Domenica delle Palme, nel Giovedì Santo e, ora, immersi nel pieno della nostra comunità ad apprendere la cosa più vera della vita di un uomo: “L'agnello che è Gesù morto per noi e risorto, sarà il loro pastore e li guiderà, asciugherà ogni lacrima dai loro occhi”.
Stupenda visione, ma il vedere cede il passo all'udire. Ecco che cosa vi dice Gesù, il Pastore buono: “Le mie pecore ascoltano la mia voce”. Tutta la vita sarà un susseguirsi di voci. Non perdete la sintonia con la sua. “Io lo conosco”. Conservate questa certezza: “Esse mi seguono”. Sarà la mia gioia constatare il vostro cammino fino a diventare adulti che indicano ai nuovi piccoli la strada di Gesù. “Nessuno le strapperà dalla mia mano” – continua Gesù – e questo è il nostro trepido augurio. Egli vi dà, come ha dato a noi, la vita eterna; perdere di vista questa meta è smarrirsi in una giungla dell'esistenza dove rimane solo la fatica del dover andare avanti: ma non siete soli. Non potete sbagliare. C'è tutta una comunità, ci saranno degli amici di poco più grandi che vi comunicheranno la gioia dell'essere cristiani. Ci sono papà e mamma, i nonni e tante persone che nei modi più diversi vi saranno d'esempio.
Certo, non è mai stato facile vivere da cristiani. Abbiamo ascoltato dagli Atti il resoconto dei primi passi della Chiesa nascente. Una comunità in movimento che nel susseguirsi degli avvenimenti non dimenticano nel giorno del Signore di sedersi e ascoltarlo. Vivono tra contrasti, gelosie, rifiuti, proprio come oggi quando qualcuno si impossessa della verità del Signore e altri ritengono marginale, superflua, persino dannosa la fede. Ma allora come ora c'è sempre chi si lascia sorprendere da Dio, è attratto da come ci ha amati, capisce che non c'è altra strada da percorrere che non sia il suo comando di volersi bene a vicenda. Legge, questa, che viene prima di ogni altra legge. Allora come ora il discernimento è uno solo: la gioia di essere di Cristo, di essere cristiani.
Non abbiamo altro da dare, noi come comunità cristiana, a questi piccoli. Gesù ha dato tutto se stesso perché la loro vita sia felice: forti nelle prove, lieti nelle bellezze della vita, generosi, sinceri, leali, liberi e responsabili. Noi possiamo solo aggiungere la gioia di essere stati educati ad ascoltare, vedere, incontrare, testimoniare che non siamo soli, abbandonati, il Signore si fa pastore, conduce, nutre, rincuora e, se dà il caso, perdona. Dà appuntamento, nel suo giorno, alla sua mensa e, riuniti, vediamo il presente proiettato nella festa eterna della Comunione senza fine.

12/5/19

Letture: At 13,14.43-52; Sal 99; Ap 7,9.14-17; Gv 10,27-30


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don Ezio Stermieri
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