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1/11/19 - SOLENNITA' DI TUTTI I SANTI


Il rincorrersi delle stagioni, che insinua un'idea di ciclicità della stessa vita, da sempre include a questi giorni, quando il sole si fa avaro di luce, la natura sembra addormentarsi, l'idea della morte. La religione nella sua sottomarca di superstizione ha sempre tentato di esorcizzare il pensiero della morte con i suoi riti ed anche oggi il neopaganesimo butta in burla, in maschera, affoga nell'alcol la paura del finire.
Il cristianesimo fin dal suo esordio ha portato nella cultura, alternativa, la fede in Gesù Cristo risorto che spacca l'idea della ciclicità del tempo e della vita e rende i giorni dell'uomo una freccia, un vettore verso la ragione stessa dell'esistenza che non è la morte ma la pienezza della vita. Quanto sembrava la fine diventa il fine stesso dell'esistenza: "finis meus a Domino", ricorda il Siracide.
Ed ecco la festa odierna dei Santi, coloro che hanno raggiunto il fine, santi perché in modi tanto diversi si sono lasciati raggiungere, trasfigurare, trasformare dalla santità di Dio. Il come è esperienza comune di ogni uomo: il limite, il dolore, la povertà, la persecuzione, diciamo: il negativo, colmato dall'enzima di risurrezione che riempie e qualifica la vita e l'estuario diventa la gloria di Dio e perciò la Comunione dei Santi, di quanti cioè hanno lavato l'abito, l'identità sfigurata dell'uomo dopo il tentato esodo da Dio nel sangue, nella vita, di Cristo e sono diventati vincitori. Hanno allontanato i tanti mali che insidiano l'uomo, hanno testimoniato fraternità e non violenza verso la natura: l'aria, l'acqua, le piante, gli animali, come ci ha detto l'Apocalisse. Fatta esperienza di un Dio compassionevole, hanno avvertito compassione per l'ignoranza che rende l'uomo sconfitto, la malattia che rende l'uomo scarto, l'ateismo che rende l'uomo bestia tra le bestie senza anima e dignità… ed eccoli educatori, evangelizzatori, missionari, impegnati nella carità, difensori dei deboli a costo del martirio. Eccoli, i Santi che non hanno fatto della loro identità cristiana una ideologia divisiva, ma della fede l'evangelo che affratella ogni uomo e vi riconosce il carattere di figlio di Dio.
Eccoli ad affrontare le prove perfino nella stessa comunità cristiana; affrontare, non a parole, ma con caparbia, il giudizio sprezzante di ideologie violenti, ma eccoli anche nelle nostre case alla prova di una quotidianità usurante e pure ci hanno lasciato l'esempio del guardare oltre, lontano, in alto; amare completamente senza crearsi il mondo artificioso e ideale a misura di un "io" che consuma e scarta. Eccoli. Piuttosto della critica di una società involuta che confonde progresso con civiltà, hanno portato avanti la civiltà dell'amore, del gratuito donato, dell'attenzione al piccolo, al vecchio, al povero, al debole. Convinti che saremo, perché lo diventiamo, simili a Lui, a quel Gesù pregato, ascoltato la domenica nella propria chiesa, con la propria gente. I Santi. Ci insegnano a vivere e a morire, o meglio a raggiungere il fine.
Nulla dunque che spinga a mascherarci di zucche, a bere per dimenticare, a fare chiasso come gente che ha paura dell'inafferrabile mistero o enigma della morte. Gente che è stata qui in mezzo noi ma con il marchio cristiano del non rassegnato, impegnato nel diventare, in armonia con il creato, felice di amare e lasciarsi amare, capace dunque di Dio Amore.

1/11/19

Letture: Ap 7,2-4.9-14; Sal 23; 1 Gv 3,1-3; Mt 5,1-12


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don Ezio Stermieri
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