PARROCCHIA SS. ANNUNZIATA - VIA PO, 45 - 10124 TORINO - TEL. 011 817 14 23

orario messe - orario confessioni - orario ufficio

HOME

24/11/19 - SOLENNITA' DI CRISTO RE


Eccoci alla meta di un itinerario che Gesù ha intrapreso non senza determinazione, come racconta Luca (9,59) e che ha coinvolto anche noi al bordo della strada della vita, alla ricerca di senso, di guarigione, di perdono, di solidarietà, di fede fiduciale che da soli non possiamo darci. Ora la via si fa stretta, sale sul monte dove Egli si fa dono e noi con Lui, così ben rappresentati dai due ladri crocifissi a destra e a sinistra. Il tutto sembra finire in una farsa quando si ride di fronte all'orrore: "Anche i soldati lo deridevano e gli porgevano dell'aceto" per prolungare l'agonia. Quanti hanno passato il tempo a spiarlo, imbastire accuse, a denunciarlo un pericolo, apparentemente possono sfottere: "Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso". Eppure questi detentori del politicamente corretto non hanno una salvezza da offrire né economica, né politica, né morale, né religiosa e noi sotto la croce comprendiamo la verità che Gesù ripete e ha ripetuto lungo tutto il cammino: non c'è salvezza se non facendosi carico, pagando di persona, mettendosi in mezzo a chi è ai margini del benessere per elevare alla dignità di uomo, fatto non per vivere qualche decennio ed essere riassorbito dalla materia che gli ha dato forma ma come il ladrone, finalmente, pregare: "Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno ". La salvezza che Egli, il crocifisso per amore, il Figlio alla ricerca di quanto era perduto, offre non è inerente qualche aspetto della vita personale o sociale ma il suo passare attraverso il nostro morire è perché noi, ogni uomo sia consapevole di essere figlio di Dio, destinato, risorto al suo "per sempre".
Ecco allora la fede che dalle prime comunità arriva fino a noi: è lui il liberatore, il redentore, il Salvatore, il Signore, il Re che la storia attendeva, che Israele ha custodito come speranza e che noi dall'essere stati sotto la croce e in qualche modo crocifissi portiamo come nuovo umanesimo all'intera umanità. Quello che l'antico Israele riunito ad Ebron ha riconosciuto di Davide; Colui che conduce Israele nel cammino della storia per non deviare; Colui che è "capo" non nella prepotenza, ma perché scelto da Dio per il cuore buono, la Chiesa lo dichiara del discendente di Davide, Gesù, re chinato a lavare i piedi, re che si china sul dolore e il limite dell'uomo, Signore della vita perché datore della nuova legge dell'amore vicendevole, dell'amore fino ai nemici, dell'amore che vince la morte e apre le porte del Paradiso.
Risuona anche in mezzo a noi la parola dell'Apostolo Paolo ai Colossesi: "È piaciuto infatti a Dio che abiti in lui tutta la pienezza e che per mezzo di lui e in vista di lui siano riconciliate tutte le cose". Sembra quasi di sentire la musica dell'inno di quei primi cristiani che in Gesù, nell'averlo seguito, hanno trovato risposta alle tante domande che la vita impone. L'inno attraversa la storia, il Cristo della fede incontra i re barbari che ben presto si convertiranno a Lui. È annunciato, predicato il Vangelo in tutto il mondo e arriva anche a questa nostra postmodernità fiera dei suoi progressi ma timorosa che Lui dalla parete interpelli il bambino della scuola, il malato dell'ospedale, il cittadino che cerca giustizia dalla legge. Un mondo che avendo perso la memoria non riesce più a dire: "Ricordati di me quando sarai nel tuo regno"!

24/11/19

Letture: 2 Sam 5,1-3; Sal 121; Col 1,12-20; Lc 23,35-43


Torna alla pagina iniziale
Visualizza tutte le omelie


don Ezio Stermieri
Le omelie