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25/12/19 - NATALE DEL SIGNORE


Messa di Mezzanotte

È il profeta Isaia ad introdurci nella notte del Mistero svelato. Il profeta dallo sguardo che vede da lontano il compimento dell'attesa, della speranza del suo popolo e dell'intera umanità. Isaia dalla scrittura e dalla narrazione lascia trasparire il rumore, il colore dei fatti. Il profeta che osserva una umanità brancolante nel buio, che abita una terra tenebrosa dove rimbombano i rumori della guerra e il suo sangue versato si fa grido di inutili stragi, muri alzati, innocenti vittime della stupidità umana.
Ed è sempre lui, in una notte che sembra non finire mai e lambisce, oggi, il nostro presente, a scorgere lo zelo del Signore all'opera attraverso un fascio di luce che può far cadere le armi, una ritrovata gioia perché in quella luce l'uomo vede l'altro in volto: è fratello, di carne come me. All'avidità dell'ammassare per sé, porge la gioia del condividere, come quando si divide una preda. Il perché del subitaneo cambiamento è subito detto: "Perché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio". Il compimento di una storia fratricida e l'inizio di un nuovo umanesimo sta nel rovesciamento del rapporto di forza dove vince il più forte, ammassa il più astuto, comanda chi si adatta, è mutato partendo dal bambino, dall'includere il povero, difendere l'indifeso, accogliere chi faceva paura, lasciar crescere il futuro: il bambino.
Eccoci qui dunque. Qualcuno con la notte dentro, tutti nella notte di un presente, dimentichi delle tante aurore del passato e paurosi per un futuro intravisto nero. Qui per riudire che la promessa di un Dio per bocca di Isaia è diventata storia, la nostra storia. "Non temete: ecco vi annuncio una grande gioia che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi il Salvatore. Troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia". Ecco la meraviglia della fantasia di Dio per riportare il nostro essere liberi ad interagire con Lui per la nostra salvezza: si fa bambino per crescere con noi e far crescere la nostra comunità fino ad essere continuità di lui, intenti a cercare la fisionomia di Lui su ogni volto, da quando Dio ha il volto di carne di chi ha fame, di chi ha sete di giustizia, è forestiero, imprigionato dalle mille prepotenze, di chi, bambino, è vittima delle mille paure del mondo che si crede adulto, progredito, acculturato ma nasconde i traumi di una infanzia smarrita tra un'invasione di cose senza una carezza, un tempo donato, una educazione paziente, una esemplarità coerente. Ma la gioia, la luce che rompe la notte e toglie la paura del buio raggiunge la sua profondità più attesa. Il bambino che nasce porta con sé la buona notizia che Dio è Padre, ama il nostro buon-volere, prenderà su di sé la croce dei nostri fallimenti, attraverserà, portandoci con sé, il nostro morire nel tempo, per rifiorire nel perché del nostro essere nati: la vita, la gioia, la luce, la bontà eterna.
La nostra vita, grazie a Lui, è salva. Per questo abbiamo riascoltato la parola di Paolo: "Figlio mio, è apparsa la grazia". Gesù è la prova che Dio ci ama gratuitamente. Ci ama per primo. È più preoccupato del nostro futuro che del nostro passato. "Ha dato – continua l'Apostolo – se stesso per noi", perché anche noi facessimo della nostra vita un dono, un regalo. Ci riscatta dalla iniquità. Per questo è venuto, nato nel tempo come noi: per "formare un popolo puro che gli appartenga, pieno di zelo per le opere buone". Allo "zelo" di Dio proclamato da Isaia non può che corrispondere, finalmente, il nostro zelo.

25/12/19

Letture: Is 9,1-6; Sal.95; Tt 2,11-14; Lc 2,1-14


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don Ezio Stermieri
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