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9/4/20 - Giovedì Santo


L'interdizione dei suggestivi riti del Giovedì Santo: la lavanda dei piedi che sull'esempio di Gesù pone la Chiesa in stato di accoglienza e servizio; l'Eucaristia che raccogliendoci a mensa con Gesù impone la verifica se con la vita tradiamo come Giuda il nostro essere discepoli e testimoni; l'adorazione che dice al cuore quanto la continua presenza di Cristo sofferente dia forza alla nostra sofferenza nel rimanere svegli per il Vangelo… impone di cogliere più in profondità lo Spirito del Giovedì Santo.
Mi rifaccio al saluto pasquale degli ebrei in secoli e secoli di diaspora, lontananza dalla terra data da Dio, dal tempio, ragione e cemento dell'unità del popolo dell'Alleanza: "Un altr'anno a Gerusalemme". È un saluto che, radicando il rapporto nella fedeltà di Dio, ravviva la speranza contro ogni speranza. Dio è più forte di ogni elemento, forza, epidemia che divida.
Mi rifaccio al Salmo che dice tutta la nostalgia, la memoria dell'orante distante da Gerusalemme: "Si attacchi la lingua al mio palato se mi dimentico di te, Gerusalemme"! E altrove: "Tutti là siamo nati"!
E subito il ricordo del Cenacolo si impone alla memoria. Là siamo nati come Chiesa perché nel Cenacolo ci è stato affidato il Perdono. Lì come cristiani abbiamo visto e sperimentato il lavarci i piedi a vicenda. Li è nato il mio sacerdozio: prendere tra le mie mani la vostra vita e deporla ogni settimana nei granai della vita eterna perché non muoia.
Nel Cenacolo ha fatto irruzione il fiume di fuoco dello Spirito che è arrivato a ciascuna delle nostre cresime che faceva di noi cristiani da Cristo. Nel Cenacolo è vinta la paura, si spalancano le porte della missione con il linguaggio nuovo dell'amore comprensibile da tutte le lingue.
Ma penso ancora che ogni abitazione famigliare è un cenacolo e ogni famiglia ne è custode. In questi giorni quel piccolo spazio è diventato rifugio, sicurezza, rivisitazione di valori che la normalità impedisce di sperimentare e che questi giorni stanno verificando come ci siano valori sempre da conquistare, consolidare, trasmettere. La chiesa domestica diventa il paradigma della chiesa più grande: la nostra parrocchia.
Quanto bisogno abbiamo in questo Giovedì Santo di ricuperare la spiritualità del Cenacolo!

9/4/20

Letture: Es 12,1-8.11-14; Sal.115; 1 Cor 11,23-26; Gv 13,1-15


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don Ezio Stermieri
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