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3/5/20 - IV Domenica di Pasqua, anno A


Le convergenze o divergenze tra mondo umano e l'interagire animale è solitamente cercato tra le api o le formiche. Sulle pecore, e ancor più sugli asini, rimangono ipoteche e pregiudizi. E spiace perché l'asino è animale paziente anche se bizzarro, di lavoro e di fatica; animale di pace. Per le pecore incombe ancora lo sguardo di Dante: "quel che una fa le altre fanno", così distante dalla nostra socialità dove quando uno fa gli altri distruggono. Eppure Gesù, al di là dell'allegoria che ha un rimando ininterrotto nella sapienza di Israele, dice cose vere. Ascoltano. Riconoscono e distinguono le voci pericolose dei lupi e quella del Pastore che le conosce una per una e le chiama per nome. Si lasciano guidare "fuori" dove c'è pascolo, "un estraneo non lo seguiranno, anzi fuggiranno via da lui".
Uscendo dalla similitudine, Gesù si rivela come il realizzarsi della promessa di Dio e la speranza dell'uomo che Dio stesso diventi la guida, il Jahvè che precede facendo strada, il Pastore buono che cerca la pecora pencolante sul burrone, porta gli agnellini sul petto e conduce pian piano le pecore madri. Gesù, il Risorto, continua nella storia la missione ricevuta dal Padre di riunire i dispersi e la parola "Chiesa" dice proprio questo, non in vista di uno dei tanti greggi che demandano a uno il compito riservandosi il diritto della non appartenenza.
Nel brano che in questa domenica ascoltiamo, Gesù dice di sé di essere il Pastore: in Lui Dio ci ama personalmente e per primo ha percorso la via vincendo la morte e aprendoci l'orizzonte del perché della stessa vita. Egli è la via. Non nel senso che abbia dato strumenti, esercizi, ascesi come altri uomini saggi ma perché vivendo Lui e con Lui e per Lui entriamo nella vita, quella abbondante. Infatti la Porta è Lui. Non è venuto ad offrire soluzioni estranee alle nostre attese: "Se uno entra attraverso di me sarà salvato".
Che cosa sarà la vita cristiana? L'abbiamo ascoltato: "Cristo patì per voi, lasciandovi un esempio, perché ne seguiate le orme".
"Che cosa dobbiamo fare?" Si domandavano i primi credenti. Allora come adesso la risposta è semplice: "Convertitevi". Ci sono un sacco di false promesse di salvezza che non salvano. "Ciascuno di voi si faccia battezzare": sia immerso nell'acqua che lava e nel fuoco che ravviva, nel nome di Gesù. E da pecore erranti e disperse saremo come Chiesa la primizia della nuova civiltà, della rinnovata e salvata umanità.

3/5/20

Letture: At 2,14.36-41; Sal.22; 1 Pt 2,20-25; Gv 10,1-10


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don Ezio Stermieri
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