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21/6/20 - XII Domenica t.o. anno A


Riprende oggi il Tempo Ordinario, il tempo della vita nella sua quotidianità, biblicamente con il suo ritmo settimanale, dove per noi cristiani la domenica, il "dies domini", segna la Pasqua, il Passaggio del Risorto che ci convoca nel suo Spirito, ci ricorda di essere in Lui, nel suo Nome, battezzati. Ci parla, rendendo attuale la Scrittura, spezza il Pane del cammino, ci dà la forza e il coraggio di ripartire dal suo Perdono, ci autorizza ad essere testimoni del suo Vangelo.
In questa domenica, la 12ª del Tempo Ordinario, il Messaggio arriva diretto ad una umanità, la nostra, paurosa, dubbiosa e purtroppo, talora, con categorie di pensiero insufficienti per comprendere, apprezzare, coniugare fede e vita. "Non abbiate paura", così Matteo riporta l'essenziale della predicazione di Gesù. Paura non tanto di quanto la vita comporta, quanto delle strumentali letture, dei pensieri più contraddittori che circolano nel mondo mediatico: paura di essere uccisi nei più svariati modi.
Gesù ci dice che nessuno è padrone e può rubarci l'anima, se l'intimo del nostro essere è legato a Lui, che ci riannoda alla paternità di Dio che ha cura di ciascuno: "Voi valete più di molti passeri", se ci sentiamo come uccellini sul ramo per incombenti retate di pensieri, valori, sicurezze, futuro. Il Signore, poi, per vincere la paura ci offre il coraggio di riconoscerlo: "Chiunque mi riconoscerà – riconoscerà che solo in Lui la salvezza non è precaria – anch'io lo riconoscerò davanti al Padre mio". È fatta! Siamo salvati.
Abbiamo ascoltato la testimonianza di Geremia, calunniato, emarginato, condannato perché non si adegua al "politicamente corretto", al pensiero dominante dei profeti autoreferenziali dalla verità a pagamento: "Il Signore è al mio fianco come un prode valoroso". Il Signore da sempre è dalla parte del giusto anche se povero e lo libera.
Potremmo a volte desolatamente concludere che per il mondo che viviamo non c'è rimedio: si autorizza la trasgressione in nome della libertà, la delazione in nome del profitto, il furto in nome dell'amore, il tradimento in nome dell'io", più sguaiata la ricerca del bene comune. Ebbene, in un momento difficilissimo per essere cristiani come all'inizio, Paolo ricorda che se è vero che l'uomo, fin dall'inizio, scoprendosi libero, ha tradito se stesso nel pensarsi libero "di" e non più libero "per"... è più forte quello che Dio ha operato in Gesù: "Il dono concesso in grazia dal solo uomo Gesù Cristo si è riversato in abbondanza su tutti".

21/6/20

Letture: Ger 20,10-13; Sal.68; Rm 5,12-15; Mt 10,26-33


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don Ezio Stermieri
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