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11/10/20 - XXVIII Domenica t.o. anno A


Battesimo di Davide

Il Battesimo di Davide, che riempie di gioia la nostra assemblea eucaristica, inverarsi della promessa di Dio per mezzo di Isaia: "Preparerà il Signore per tutti i popoli su questo monte un banchetto", e premessa anticipata da Gesù del nostro essere sospinti per entrare nella festa di nozze finale, offre una particolare lettura e ascolto dell'odierna Parola di Dio.
Sì! Perché Gesù della novità che Egli reca con sé, il Regno di Dio, ne parla in termini di chiamata alla mensa della vita e, attraverso il Battesimo, indossato l'abito bianco, alla mensa nuziale della vita eterna.
Non siamo nati per caso. Non siamo espressione di una materialità che ha le sue leggi per cui l'esistenza si esaurisce nel guadagnare per spendere. Siamo stati chiamati alla vita, alla mensa della vita. Siamo stati amati come "insieme" di una umanità, con una responsabilità reciproca perché nessuno rimanga giù da tavola, dal bene dell'affetto famigliare, dell'educazione e formazione al vivere sociale, a quei valori che hanno radice nel credere che la vita è cosa meravigliosa e vale la pena di essere vissuta. Come cristiani siamo stati chiamati nella fede ad una vita di popolo, di comunità dove ognuno ha il suo posto, il suo merito, il suo compito.
Ancora e di più! Dio ci ha amati e chiamati personalmente, individualmente. Ognuno dovrà rendere conto del suo abito, come cristiano, del suo Battesimo. Non saremo valutati dal contesto in cui ci è toccato di vivere, oggi così avaro e selvatico, ma dal come saremo stati coerenti con quanto ricevuto. "Amico, come mai sei entrato qui senz'abito nuziale?". Come mai hai vissuto con solo diritti, senza doveri, immusonito ed egoista, innervosito del male ma incapace di bene? Come se fossi ad un continuo funerale e non alle nozze della vita, sposo di Dio alleato, amico, parola che rinfranca e guarisce, pane che dà forza? Perché perfino la fede non si è aperta alla Mensa nuziale della gioia? Un compito enorme si apre a papà e mamma nel giorno del Battesimo che è chiamata e tutta la vita ne è risposta. Compito gravissimo per la comunità cristiana che deve rendersi attraente fin da quando si è piccoli per non finire nella massa delle 50 sfumature di grigio.
Si tratta, per riferirci a San Paolo, di educare ad una serenità, calma interiore "nella povertà" (e chi non ha limiti?) e nell'abbondanza che impegna nel dare e nel darsi; di formare non dei rinunciatari ma gente allenata, resistente alla fatica. Gente che educata alla fede divenuta vita è convinta che "tutto posso in colui che mi dà forza". Non siamo soli alla tavola della vita e qui in mezzo a noi alla mensa della fede. Con noi c'è il Risorto, Gesù, e il suo Spirito giorno per giorno rende il sospiro respiro profondo della bellezza del vivere nel tempo e nell'eternità.

11/10/20

Letture: Is 25,6-10; Sal.22; Fil 4,12-14.19-20; Mt 22,1-14


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don Ezio Stermieri
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