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25/10/20 - XXX Domenica t.o. anno A


In questa domenica, giorno del Signore, siamo presi per mano dalla sua Parola e guidati al cuore, al centro del suo essersi rivelato, amore; comunicato come carità, amore gratuito che deve tracimare dalla nostra coscienza, donato perché tutta la vita sia lievitata dagli enzimi della risurrezione del Cristo.
Già il libro dell'Esodo (prima lettura), partendo dall'evento che sta a paradigma dell'intera storia d'Israele, diventa memoria di essere stati liberati dalla schiavitù, angariati nella propria dignità umana per non molestare il forestiero, per avere particolare riguardo per chi la società respinge ai margini: la vedova, l'orfano. Ancora per rinsaldare la solidarietà verso l'indigente non cadendo, nel prestito, nell'usura. Per correggere il sistema sociale che con le sue leggi del profitto spoglia perfino del mantello, l'indispensabile di chi cade in miseria, riducendolo a gridare. Dio che ha visto la miseria, udito il grido al tempo dell'Egitto anche oggi vede e ascolta quanti dovrebbero esserci e non esserci insieme.
Gesù, interrogato sull'essenziale etica dell'esistenza, compendia il tutto in quell'estroversione dell'io secondo la "legge" con la quale Dio ha dato forma all'uomo fatto a sua immagine che è amore: "Amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore e con tutta l'anima", cosa impossibile se non si parte dalla coscienza che esistiamo per un atto di amore, se non sperimentiamo di essere amati. E "amerai il tuo prossimo come te stesso" che comporta il superamento di una visione e interpretazione falsa e pericolosa dove l'altro deve essere in relazione al mio stare bene, al mio interesse.
Si tratta di riconoscere il bene, amare per primi, vedere che non c'è solo il male, esiste il bene e questo è diffusivo, più forte, vincitore al di dentro della pur presente ingiustizia. Stando a Paolo (seconda lettura) bisogna fare della vita un modello che insegna ad essere solidale, a non procedere tra simpatia e antipatia ma vivere di quell'empatia, di quel bisogno di amare ed essere amati che è la forma che Dio, in Cristo, ha dato al nostro essere uomini. E forse proprio a partire dal nucleo familiare dove la vita ci ha posti bisogna cominciare a riconoscere e imparare le infinite forme di benevolenza, perdono, preoccupazione che ha accompagnato la nostra crescita e accompagna la nostra quotidianità. San Paolo riassume la missione di Gesù come l'essere venuto a dare alternativa all'"ira", alla non sopportazione dei rapporti e a darci l'esempio, lo Spirito, il coraggio per una vita che venendo dall'amore ha come compimento la pienezza dell'Amore che salva.

25/10/20

Letture: Es 22,20-26; Sal.17; 1 Ts 1,5-10; Mt 22,34-40


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don Ezio Stermieri
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