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Mai, forse, come per questo Natale 2020, la canea mediatica, il chiacchiericcio telefonico parentale si è esercitato sul "come", sul "dove", sul "se", addirittura sul "quando" (specchio dei tempi!) celebrare, vivere il Natale.
Catechisti autoreferenziali hanno spinto i cattolici a protestare contro il Papa che non si erge a difendere il diritto della Messa di Mezzanotte, pronti a criticarli se non si adattano alle leggi di tutti. Si è corso il rischio che alle stazioni di carabinieri e polizia si rivelasse statisticamente un risveglio religioso la notte del 24 per i pronti a dichiarare di essere diretti in chiesa. E quanto rammarichio per il tempo da contagocce per l'acquisto dei regali natalizi e soprattutto per il loro riciclaggio con l'intima commozione che la cravatta dozzinale per il cognato ci ritornasse per le mani di un lontano cugino. All'infervorata e ripetuta discussione: albero o presepe, è inevitabile il dilemma: carne o pesce. Insomma, il Natale come "festa de' noantri". Il pericolo quest'anno accentuato è che ci si soffermi e divida di più sull'involucro che sul "regalo", il dono che Dio ci ha fatto e rinnova per dirci con la nascita di Gesù da dove veniamo, chi siamo e dove andiamo. E non è poco perché è messo nella storia un principio attivo di risurrezione, un sale, un lievito che da soli non possiamo e nessun altro ci può regalare per la nostra salvezza.
La festa dunque, con tutte le sue tradizioni sapienti quando non sono svuotate dalla nostra insipienza, è dovuta, è bella, è conseguenza di quell'altra notte, quella della Pasqua, per la quale, mesi fa, nessun catechista autoreferenziale ha invitato alla protesta… Dove Gesù risorto ha iniziato il suo percorso con noi nella storia e dopo qualche secolo (secolo IV) i cristiani per non confinarlo nei miti, nelle favole, nelle utopie hanno cominciato a celebrarne la nascita alla storia e geografia umana. Ma il motivo di tanta festa noi cristiani lo traiamo dalla Parola di Dio.
Da Davide che vorrebbe dare una "casa" al Dio che ha liberato, guidato, dato una terra e la coscienza di popolo e Dio gli ricorda che è Lui che costruisce per noi la "casa" della sicurezza, della libertà, della pace, dell'autentica religiosità.
Nel Vangelo ci è presentata Maria che sogna di diventare casa da costruire con Giuseppe per una vita che nasce ed invece Dio la sceglie come casa che accoglie, educa, donando la vita all'Emmanuele: Dio-con-noi.
Paolo ricorda ai primi cristiani, e la sua parola giunge fino a noi, che è l'annuncio del Vangelo a tutte le genti che fa dell'umanità la "casa" dove Dio pone dimora e ci convince a quella obbedienza che libera e garantisce il benessere e la pace più di quanti su tutto e su tutti chiedono di contrapporci gli uni gli altri in una dialettica distruttiva.
Egli, il Cristo viene ed è il logos fatto "dià" e instaura l'umanesimo del dialogo.
20/12/20
Letture: 2 Sam 7,1-5.8-12.14.16; Sal. 88; Rm 16,25-27; Lc 1,26-38