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I brani della Scrittura ascoltati concordano tutti e tre – il libro di Giona, San Paolo ai Corinzi, Marco nel primo capitolo del Vangelo – nel condurci ad una riflessione urgente ed esigente su come valutiamo il tempo della nostra vita. C'è poi che quanto la Parola di Dio ci dice dell'impiego del tempo è lontano dalla valutazione che generalmente facciamo dei nostri anni che passano. Noi siamo insieme gente della fretta per l'incalzare degli impegni e insieme gente che perde un sacco di tempo con la scusa del doverci distrarre. Tutto sommato siamo scissi nella nozione del tempo perché separiamo il tempo del dovere dal tempo che diciamo libero cui consegniamo il compito di drenare la fatica risolvendolo in un tempo di trasgressione. Abbiamo un preciso elenco di priorità inerenti il tempo ma per Dio non abbiamo tempo, per il prossimo poco e interessato e per la nostra persona la corporeità è al primo posto, l'acculturarci è un perditempo, per il nostro spirito non abbiamo tempo.
Gesù, annota Marco che "dopo che Giovanni fu arrestato", quasi a indicare la fine di un tempo, quello per indicare la novità che ha inizio, comincia la sua missione: "Il tempo è compiuto e il Regno di Dio è vicino". Il tempo dunque ha un suo centro, il punto di ricomprensione del tutto. Con Cristo il Regno di Dio si è fatto vicino, è in mezzo a noi e non si può più vivere come se la vita fosse uno scorrere degli anni tra l'emergere dalla materia per essere poi a suo tempo riassorbiti. Il tempo che ci è dato si risolve, con tutte le conseguenze per la vita, nel "venite dietro a me", e nel compito che riempie i giorni: "Vi farò pescatori di uomini". Siamo, diventiamo responsabili gli uni degli altri per toglierci da un'acqua senza ossigeno, causa di morte, e porre nell'acqua limpida per avere vita. E Marco racconta delle prime chiamate e delle prime risposte: "E lasciarono – perché non tutto quello che appesantisce la vita ci è necessario – e lo seguirono".
Paolo, scrivendo alla comunità di Corinto, ribadisce: "Questo vi dico: il tempo si è fatto breve". Non abbiamo che pochi decenni, anche per i più longevi, per deciderci come vivere e Paolo dà il criterio cristiano del tempo: "come se non". Dunque nulla di quello che è la vita il cristiano rifiuta o disprezza ma nulla è assoluto, nulla può prendere il posto di Dio. Tutto deve essere misurato su quanto è essenziale e risolutivo del tempo di cui non siamo padroni. "Passa infatti la figura", lo schema, le priorità del vivere mondano: "Siamo fatti per Dio e la nostra vita va verso l'incontro con Lui".
La predicazione di Giona, poi, può diventare attualissima anche per questo nostro tempo. Siamo un po' tutti Niniviti, gente, come quella, che al primo posto ha messo il mercato, l'interesse, il guadagno, il piacere egoistico pagando lo scotto di questi ritenuti beni indispensabili: il furto, l'ingiustizia, l'approfittare del debole, dell'ignorante, del malato, del vecchio… "Ancora 40 giorni e Ninive sarà distrutta". È la strada del fallimento, della guerra continua, e alla fine di una vita arrabbiata e per troppi di lacrime.
Sappiamo che i Niniviti credettero alle parole di Giona e cambiarono la legge del tempo. Può dunque avvenire anche per noi se, come dicevo, avvertiamo l'urgenza e l'esigenza di valutare il tempo alla luce dell'unico che diciamo Signore del tempo e della vita.
24/1/21
Letture: Gio 3,1-5.10; Sal.24; 1 Cor 7,29-31; Mc 1,14-20