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21/2/21 - I Domenica di Quaresima anno B


Il tempo nel quale ci siamo appena inoltrati, la Quaresima, è considerato dalla esperienza dei cristiani un tempo "sacro", come ci sono spazi sacri, come quello che ci accoglie, persone "sacre", tempi, spazi, persone dove Dio, il Santo, pone dimora, dando avvio alla santità che è risposta alla vocazione, alla chiamata, all'appello che Dio fa per essere ricuperato e diventare vita realizzata. La Parola ascoltata diventa per noi concreta evidenza.
Nella prima lettura, dal libro della Genesi, è narrata la prima alleanza storica, il primo patto tra Dio e l'uomo: "Io stabilisco la mia alleanza", con il segno dell'arcobaleno, il ponte tra il Cielo e la terra che supera il tentativo dell'uomo di fare a meno di Dio sprofondando nella sola materialità della vita ridotta al solo mercato, alla idolatria del solo progresso nell'avere, nel potere, nello spremere il poco, godersi l'esistenza. Dio, con Noè, riprende la sua alleanza con l'uomo, lo salva dal diluvio, figura dell'acqua che annega offrendo il salvagente: la pace, fine da perseguire ritrovando il valore della solidarietà per raggiungere il bene comune: "Non ci saranno più le acque del diluvio, per distruggere ogni carne". Dio è più forte di ogni catastrofe che l'uomo si procura con i suoi egoismi e il bene che Dio ha posto nel cuore, nella intelligenza, nella buona volontà dell'uomo è, alla fine, vincente.
Questa prima alleanza che Dio continua ad offrire ad ogni tornante della storia ha il suo compimento definitivo in Gesù, Dio venuto a porre il principio speranza nel deserto, nella aridità, nei fallimenti di ogni tornante della storia anche in questo nostro tempo, anche per ciascuno di noi. Marco annota nelle poche righe ascoltate del suo Vangelo il "come" si realizza questo definitivo, ultimo compimento: "Gesù nel deserto, tentato da Satana (si pone dunque al bivio della tentazione, pro o contro Dio, proprio di ogni generazione!). Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano". Gesù dunque anticipa i tempi escatologici guardati a distanza dalla profezia, quando uomini e animali, uomini e natura si riconciliano nel rispetto reciproco, garanzia di ogni autentico sviluppo.
E, gli angeli, anticipano il tempo che a Betlemme hanno avviato il compimento della promessa alleanza, realizzando il venire a noi di Dio, nostra pace, e l'andare a Lui dell'uomo per sapersi salvato e vivere da salvato. Proprio come Pietro ricordava ai primi cristiani: "Cristo è morto, giusto per gli ingiusti, per ricondurvi a Dio". È vero – ricorda Pietro – che la storia dell'uomo è la cronaca puntuale dell'uomo di fare a meno di Dio e il susseguirsi delle tragedie che affondano nelle guerre, nelle epidemie, nei campi di concentramento, nel dolore innocente, nel rischio suicida, la civiltà, la cultura, la bontà naturale dell'uomo. Il secolo XX è li, testimone muto che nessun negazionismo può cancellare di quanto l'uomo da solo possa salvarsi quando la stessa scienza è in balia del denaro che la sponsorizza. Pietro ricordava che non c'è solo un'acqua torbida e melmosa che affonda ma anche un'acqua, quella battesimale, che lava, disseta, rinfresca per il cammino che sempre attende la decisione dell'uomo: fare del tempo il luogo della sua alleanza con Dio. Tempo di conversione.

21/2/21

Letture: Gn 9,8-15; Sal.24; 1 Pt 3,18-22; Mc 1,12-15


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don Ezio Stermieri
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