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21/3/21 - V Domenica di Quaresima anno B


Con questa Domenica e con la settimana che si apre noi raggiungiamo il perché, la ragione del cammino quaresimale di conversione che la Chiesa ci ha richiesto. Si apre davanti a noi il dramma: il fulcro del nostro credere e sperare: Dio, fattosi carne come la nostra, prende su di sé la nostra lontananza, i nostri fallimenti e tragedie, il nostro morire per riscattarci ed aprirci davanti un nuovo percorso di risurrezione e la nostra umanità che di fronte alla giustizia ingiusta che mette a morte l'innocente si ferma a cercare il colpevole. Il popolo come sempre sobillato? La nomenclatura del Sinedrio, i capi che cercano un indizio estraneo per mettere a morte? Pilato che preoccupato solo di se stesso e del suo potere si sbriga della faccenda lavandosi le mani? Solo con in mano il Vangelo, allineandoci con quei Greci di cui ci parla Giovanni, possiamo entrare nel mistero che ci sta davanti e riflettere noi stessi nella ragione e perché ci diciamo cristiani: "Vogliamo vedere Gesù"!
Sì. Lo vedremo mentre all'agnello pasquale del riscatto sostituisce la sua vita per rivelare il come Dio ha amato il mondo: da dare il suo Figlio. Lo sentiamo nella notte del tradimento dichiarare: "chi cercate? Sono io". È arrestato mentre assiste al ripetersi della nostra fuga dall'unico necessario. Lo vedremo carico della Croce salire il Calvario e lì ascolteremo le parole: chi non prende la sua croce ogni giorno non può essere dei miei. Lo guarderemo immobile nella morte, il sabato Santo, e, se la Sindone è il testamento lasciato del suo amore, capiremo che anche per noi la morte non sarà l'ultima parola. È Risorto e noi risorgiamo con Lui. Non si sottrae dunque al nostro bisogno di vedere, di guardare e di capire. "È venuta l'ora che il Figlio dell'uomo sia glorificato. In verità vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore produce molto frutto". Ecco la fisionomia, l'immagine più autentica di Gesù nella quale specchiare la nostra vita. Ha voluto condividere il nostro turbamento ma ci ha anche mostrato l'uscita di salvezza: "Che cosa dirò? Padre salvami da quest'ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest'ora". È questo lo snodo di ogni conversione, di ogni tornare indietro per riprendere la strada giusta e decidersi di affrontare anche le situazioni più critiche dell'esistenza: "Chi ama la propria vita la perde, chi ne fa dono la conserva per la vita eterna". Il cristianesimo non offre una salvezza sul modello delle sicurezze offerte oggi sul mercato. Salva radicalmente la vita e Gesù Cristo è l'unico Salvatore.
Verso di Lui camminava la speranza di Israele che si faceva carico di tutta l'umanità, così ben espresso da Geremia: "Tutti mi conosceranno, dal più piccolo al più grande, poiché io perdonerò la loro iniquità e non ricorderò più il loro peccato". Una pagina nuova da scrivere che non registra più le nostre ipocrisie, paure colpevoli, tradimenti ma con lo sguardo fisso su Gesù, il cuore oltre l'ostacolo, lo spendere la vita nel fare del bene dando concretezza storica al suo, al nostro essere chicco che se muore, se dona la vita, diventa spiga.
Riascoltiamo la prima catechesi cristiana, la Lettera agli Ebrei: "Pur essendo Figlio, imparò l'obbedienza da ciò che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono". Possiamo immaginare e farci tante strade, scorciatoie, con infiniti mezzi di trasporto, di accuse per le inadempienze altrui e scuse del nostro immobilismo. Possiamo fare della via cristiana una delle tante vie e in nome della libertà non percorrerne nessuna. Possiamo perfino denunciare che non abbiamo scelto noi di esistere. Ma l'unica via rimane Gesù Cristo e l'unica soluzione è: "Vogliamo vedere Gesù"!

21/3/21

Letture: Ger 31,31-34; Sal.50; Eb 5,7-9; Gv 12,20-23


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don Ezio Stermieri
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