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28/3/21 - Domenica delle PALME anno B


In questa Domenica delle Palme e della Passione siamo posti di fronte al dramma in due atti in cui la storia umana condensata in una Città, Gerusalemme, è coinvolta nella storia di Dio che irrompe in modo sconvolgente, la Croce, per fare tutt'uno con la nostra vicenda, un'alleanza che apre a nuovi capitoli: la storia della salvezza.
La prima scena del dramma è rappresentata e vissuta da un popolo che ha alternato fedeltà, ritorni ad infedeltà e a prove durissime. Dall'impero persiano che l'ha espropriata della libertà esiliando le forze produttive, alla invasione ellenistica che l'ha ridotta a provincia, alla conquista romana che l'ha umiliata ad un governatorato con un re, Erode, colluso e corrotto, ad un governatore insofferente e maniaco della sua carriera. Ma nel popolo permane la speranza, il desiderio del realizzarsi messianico della salvezza e nell'ingresso di Gesù in Gerusalemme, a partire dai più giovani, ne vede il coronamento. Il suo insegnamento aveva aperto il cuore alla speranza del Regno di Dio, le sue opere avevano manifestato che Dio è dalla parte dei poveri, degli oppressi, degli scarti della buona società, dei piccoli e degli operatori di pace. E vederlo cavalcare un asinello e non il cavallo dei conquistatori, esulta, grida: "Osanna! Evviva il figlio di Davide" e vorrebbe acclamarlo re! La cosa fa decidere al "sistema" che è giunto il momento di disfarsene. Il mezzo sarà il solito, invariato nei tempi: il prezzo della consegna da parte di uno dei suoi, Giuda.
La seconda scena che fa tutt'uno con il dramma l'abbiamo ascoltato dalla narrazione dell'evangelista Marco. Segna la "storia" di Dio e sarà un centurione romano, un pagano, a darne l'interpretazione: "Veramente quest'uomo era figlio di Dio", Dio che si rivela fino a che punto sia innamorato dell'unico, l'uomo, che nel creato ha voluto libero perché liberamente attraversasse la morte e ogni morte del vivere per risorgere con Lui. I fatti messi in scena sono, più che cronaca dei fatti, rimando alla storia di sempre fino a noi. Il potere che si disfa di chi non si integra nel sistema, con la forza sleale. Uno dei Dodici amico più dei soldi (pochi!) che del Maestro. La cena pasquale memoria e memoriale della salvezza durante la quale all'agnello Gesù sostituisce se stesso: uno per la salvezza di tutti, come uno, Adamo, ne aveva segnato la tragedia. La lotta tra l'umanità di Gesù e la volontà che la croce sia la strada. L'abbandono, il processo, lo scambio tra un terrorista (Barabba) e l'inclusivo Gesù per la salvezza di tutti. La perdita della dignità nello spogliamento delle vesti. La crocifissione, il tetano, il grido per far suo anche l'abbandono provato dall'uomo. La morte e la prima professione di fede del nuovo popolo di Dio non più legato ad un popolo ma all'essere di carne di ogni uomo. Che cosa può dire, significare questo dramma all'uomo di oggi?
Forse mai come oggi l'ateismo della contemporaneità è grido a Dio: dove sei? L'umanità ammalata di potere, assetata di avere, intrappolata nel denaro domanda a Dio nella caduta dei suoi idoli: Dio dove sei? È nei campi di concentramento, è con i popoli in fuga, è dentro alle nostre paure impigliati nella pandemia, è nei campi di lavoro dove uomini devono esserci e non esserci contemporaneamente. È dove l'amore famigliare diventa tradimento, è nei giovani che non vedono futuro, è in una Chiesa che non accetta i fallimenti umani per ripartire da Lui.
È qui. Dice a noi: anche tu fai parte del dramma delle Palme e della Passione. Anche perché ho attraversato il dramma per esserti forza ed esempio.

28/3/21

Letture: Is 50,4-7; Sal.21; Fil 2,6-11; Mc 14,1-15,47


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don Ezio Stermieri
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