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25/4/21 - IV Domenica di Pasqua, anno B


Anche questa domenica, la 4? del tempo pasquale, ci apre da una nuova prospettiva sul Mistero del rivelarsi di Dio con il suo passaggio nella vita personale di ciascuno e nel fluire del tempo e della storia dell'umanità. La promessa di Jahvè raccolta e tramandata dai profeti di fare piazza pulita dei pastori che anziché condurre il popolo pascolano se stessi, di liberare da leggi diventate cappio sul collo dei poveri, ponendo una legge di libertà nel cuore dell'uomo. La realizzazione ha un nome, un volto, un Vangelo annunciato, si chiama Gesù, il Risorto.
Ascoltiamo dalla sua stessa voce: "Io sono il buon pastore". Come il pastore bello e buono dà la vita per le pecore. Conosce, il suo è un amore inclusivo di tutta l'umanità: ha altre pecore… Ha un rapporto intimo, unico con il Padre. Ha il potere di riprendere la vita, risorgere, per condurre le pecore ai pascoli della terra promessa verso quel cielo di cui l'uomo ha smarrito la strada. Gesù si riferisce al "midrash" trasmesso del Messia che verrà nel deserto dove il gregge accecato dalla sabbia, dall'aridità è destinato a morire. Ridona la vista, guarisce, si pone, come Jahvè nel deserto, alla guida di una umanità, risorta, in cammino. E non perderà più la strada seguendo il Pastore. La risurrezione, il passaggio di Dio diventa la nostra Pasqua di risurrezione.
La nascita della Chiesa avviene per la continuazione della prima meraviglia. Pietro, in Atti, prende la parola della quale arriva a noi il Vangelo della salvezza. Nel nome di Gesù è guarito, risanato, messo nella condizione di camminare il poveretto che ci rappresenta nel nostro esserci impantanati in un presente dal quale da soli è illusione liberarsene. Solo accogliendo quel Gesù del quale si è pensato e si continua a pensare di potersene sbarazzare riprenderemo il necessario progredire. "In nessun altro c'è salvezza, non vi è infatti sotto il cielo altro nome dato agli uomini, nel quale è stabilito che noi siamo salvati".
Di qui la vita cristiana che ha intrapreso la novità della vita: "Carissimi, vedete quale grande amore ci ha dato il Padre". Vedere, ritornare a vedere, constatare anche quando il mondo nel quale siamo immersi ha girato lo sguardo su luccicanti promesse che puntualmente si dissolvono. "Per questo il mondo non ci conosce, perché non ha conosciuto lui". Il guardare che comporta ricerca, superamento dei miraggi propri del deserto confluisce in una nuova interpretazione della vita di un cammino faticoso ma con una certezza che illumina ogni dimensione dello scorrere della vita, ogni età, ogni situazione, ogni presente perché si carica della valenza del futuro: "Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato – il riferimento è alla manifestazione finale, i cieli nuovi e la terra nuova – noi saremo simili a Lui perché lo vedremo così come Egli è": il Buon, Bel Pastore.

25/4/21

Letture: At 4,8-12; Sal.117; 1 Gv 3,1-2; Gv 10,11-18


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don Ezio Stermieri
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