PARROCCHIA SS. ANNUNZIATA - VIA PO, 45 - 10124 TORINO - TEL. 011 817 14 23

orario messe - orario confessioni - orario ufficio

HOME

4/7/21 - XIV Domenica t.o. anno B


In poche righe l'evangelista Marco pone l'ascolto della sua comunità ad un bivio, una scelta, un giudizio sulla missione, l'operato di Gesù. Lo fa riportando la cronaca di una giornata, non casualmente un sabato, dell'azione di Gesù. In poche righe anche noi siamo riportati a quella scelta esistenziale, di fronte all'amara constatazione di Gesù: "E si meravigliava della loro incredulità".
Sì, perché oggi come allora o Gesù è un fenomeno emergente da una determinata cultura, apocalittica, con doti taumaturgiche, con un ammaestramento morale e religioso superabilissimo dal contesto culturale che affonda in altre premesse: Dio è la proiezione di un dato pensiero umano, la natura è retta dal caso, la morale nasce dalla situazione soggettiva e Gesù è liquidato sul piano del divenire storico, o ci si lascia incontrare dalla narrazione e ci si lascia interpellare in vista della scelta dell'orientamento della vita e della sua salvezza.
Gesù, dice Marco, di sabato, nel giorno di Dio, giorno nel quale risuona la sua Parola che non è come la nostra constatativa, analitica ma è "Verbo": agisce, pone in opera, crea e continua a creare e la domanda di allora è quella di sempre: "Da dove gli vengono queste cose?". "Che sapienza è quella che gli è stata data?". Il circostanziare Gesù in un luogo, in un tempo, al di dentro di simili atteggiamenti umani, non è sufficiente. Gesù diventa "scandalo", inciampo, "crisi" demolitiva o costruttiva dell'intera esistenza.
Quanto Marco riporta può essere di aiuto anche per noi. Gesù pone in rilievo il limite del nostro giudicare soggettivo. È sempre parziale con la tentazione di valutare quello che vediamo con il tutto che si potrebbe vedere. È l'uomo senza Dio, senza l'Altro. L'uomo che proietta il suo pensiero e giudizio senza lasciarsi interpellare: "Non è costui il falegname?".
Gesù comunque non rinuncia alla sua Missione di rivelare, comunicare l'amore gratuito di Dio a favore dell'uomo: "Solo impose le mani a pochi malati e li guarì".
Quanto Ezechiele aveva intravisto del profeta Messia si realizza: "Figlio dell'uomo, io ti mando a una razza di ribelli che si sono rivoltati contro di me!". È un avvertimento che dobbiamo fare nostro vivendo in un contesto che, senza poterlo dimostrare, ha liquidato Gesù, ha reso sogno pericoloso la sua visione del mondo, ha reso "nevrosi ossessiva" il continuare a parlare di Dio: Dio è morto!
Anche noi come Paolo portiamo questa spina nella carne, nel nostro essere in questo mondo avvertiti di non essere del mondo.
Eppure è proprio nella nostra debolezza, oltraggi, difficoltà, angosce che l'azione di Gesù agisce, dice la Parola che rivela da che parte sta Dio, il Padre. Bisognerebbe che di fronte a questa verità sperimentabile ognuno come Paolo potesse concludere: "Quando sono debole è allora che sono forte".

4/7/21

Letture: Ez 2,2-5; Sal.122; 2 Cor 12,7-10; Mc 6,1-6


Torna alla pagina iniziale
Visualizza tutte le omelie


don Ezio Stermieri
Le omelie