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18/7/21 - XVI Domenica t.o. anno B


Gli apostoli che riferiscono a Gesù "tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato", come riferisce Marco, inducono la Chiesa o la comunità cristiana di oggi, almeno nella parte più attiva, a rispecchiarsi. Sembra, soprattutto oggi, che tutto si riduca ad un gran darsi da fare. Una parrocchia vale per il numero delle iniziative proposte con le debite riunioni, sondaggi, convegni, studio per essere compresi, adattamento di linguaggio… "Ed Egli disse loro: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto e riposatevi un po'»". Quasi a dire che se non si trova riposo in Lui, la tentazione del continuo ricominciare, della marginalità subita ìmpari allo sforzo può portare a desistere o alla ripetitività indolente. Se – ecco il deserto! – non si identifica l'essenziale, le modalità della pastorale si assommano e sommergono. Se si distoglie lo sguardo, l'orecchio, il cuore da Lui, corriamo il rischio di portare noi stessi, il nostro io oscillante tra entusiasmo e scoraggiamento. Ma la folla, la gente, il mondo, i pochi o tanti che ci raggiungono non hanno bisogno o necessità di noi ma di Lui rivelazione del Dio compassionevole, l'unico e vero Pastore del suo popolo.
Può essere vero anche per noi quanto Marco descrive: "Non avevano neanche tempo di mangiare", soprattutto oggi quando una parrocchia diventa banco a riscuotere diritti, dettando contenuti, tempi, metodi per un cristianesimo consolatorio e che non costi fatica ma se si perde di vista Gesù Cristo, ci saranno tante Chiese quanti sono i cristiani preti o laici: credenti, credenti ma non praticanti, praticanti ma non credenti e anche credenti praticanti…
Il "guai" che Geremia grida a nome di Dio contro coloro che si impossessano dell'alleanza e la propagano su loro misura, allontanando "il gregge del pascolo di Dio", vale anche oggi e ogni programma, metodo, servizio, azione dovrebbe seguire dall'essersi chiesto come mettere la gente in contatto con il Signore: "Costituirò sopra di esse pastori che le faranno pascolare, così che non dovranno più temere né sgomentarsi". Non si tratta dunque di una Chiesa moderna che prende dal "politicamente corretto" l'imbeccata, o di una Chiesa che impone, per vivere la fede, la comunità del "mulino Bianco" dei tempi andati. Si tratta, da lontani farsi vicini: "In Cristo Gesù, voi che un tempo eravate lontani siete diventati vicini". È Lui la pace di una società che si divide su tutto perché il suo Vangelo indica il bene da raggiungere nel tempo e per aver salva la vita. È lui che libera dai lacciuoli delle ideologie e dei soggettivismi "per creare in se stesso, dei due, un solo uomo nuovo".
E, continua, non solo per i cristiani di Efeso, ma per noi: "per mezzo di Lui possiamo presentarci, gli uni e gli altri al Padre, in un solo Spirito". Perfino le differenze diventano la ricchezza nell'unità.

18/7/21

Letture: Ger 23,1-6; Sal.22; Ef 2,13-18; Mc 6,30-34


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don Ezio Stermieri
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