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28/11/21 - I Domenica di Avvento anno C


Sospinti e attratti, per usare il linguaggio di Gesù, verso il "Regno che viene", entriamo nell'Avvento: il venire di Dio a compromettersi nella storia umana e l'andare dell'umanità, questa volta in un "ritorno", verso Colui che già è nato alla vicenda umana e alla nostra geografia; ancora viene, si fa presente nella vita del credente, dalla nascita all'uscita dal tempo e ancora verrà e lo Spirito del risorto farà nuovo il Cielo e la Terra.
Entriamo dunque nell'Avvento. Partiamo dalle nostre periferie, dove l'assenza di Dio, temuta perché infinitamente piccoli nello sconvolgimento delle galassie, quando l'angoscia per l'impotenza di fronte ad un habitat ostile perché usurpato e la paura per i muri che dividono, i fili spinati, l'ingordigia che annulla l'umanità diventa paura dell'oggi e del domani, "per l'attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra", diventa grido, sospiro, nostalgia, desiderio, speranza, sguardo investigativo. "Allora vedranno il Figlio dell'uomo". Proprio il nostro essere periferici è invito pressante. "Risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina". Sono le parole di Colui, Dio, che nel nato a Betlemme, Gesù, si è fatto vicino, prossimo. Porta con sé il Regno, la Signoria di Dio che vince ogni paura perché il male, ogni male, è infinitamente piccolo e perdente di fronte allo Spirito di risurrezione che Egli porta con sé.
Non il capo chinato dei perdenti. "State attenti", ci è detto, a non cadere nelle tante deviazioni della coscienza che appesantiscono, dissipano, drogano la parte che è nostra nell'aprirci a Colui che continua a venire per essere salvezza: "Vegliate in ogni momento pregando per avere la forza di non rimanere intrappolati e, anzi, comparire davanti al Figlio dell'uomo".
La speranza cristiana si innesta sulla speranza di Israele così ben espressa da Geremia, voce, sentimento, bisogno dell'intera umanità: "Farò germogliare un germoglio giusto che eserciterà il giudizio e la giustizia sulla terra".
Con quale spirito dunque vivere questo tempo, l'Avvento, che sta alla radice del nostro essere uomini di questo tempo, cristiani in una Chiesa con grosso deficit di speranza, tanto da perdere il camminare insieme? Sono anche per noi le parole di Paolo ai Tessalonicesi: "Per il resto, fratelli, vi preghiamo e supplichiamo affinché, come avete imparato il modo di comportarvi, possiate progredire ancora di più". Non è forse questo l'Avvento, un progredire sempre più verso Colui che "tanto ha amato il mondo da dare il suo Figlio"?

28/11/21

Letture: Ger 33,14-16; Sal.24; 1 Tes 3,12-4,2; Lc 21,25-28.34-36


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don Ezio Stermieri
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