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25/12/21 - NATALE DEL SIGNORE


Messa del Giorno

"Noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità". Così Giovanni, come abbiamo or ora udito dal Prologo del suo Vangelo, quasi preludio di una sinfonia che narra del Cielo e della Terra che si saldano nel Verbo fatto carne. Il principio del cosmo, l'interpretazione della storia, il destino dell'uomo non può prescindere da Lui, Luce che illumina, dà senso, orientamento, valore ad ogni uomo in ricerca, in sviluppo, nell'attracco della sua esistenza e a tutto l'uomo nella sua interezza di corpo, anima e spiritualità.
Giovanni in riferimento al farsi carne del Verbo parla di "gloria", di rivelazione e comunicazione in pienezza di Dio definito con il nostro pur limitato linguaggio: Grazia, amore gratuito, tracimazione di amore: bontà e bellezza che sorpassa il presuntuoso ardire dell'uomo di essere autosufficiente, del venire in mezzo ai suoi (gli uomini!) e non essere accolto, essere tradito, messo a morte fuori del proprio habitat, la Città. Verità dalla quale non si può prescindere senza scivolare nella condizione tragica della morte annullamento di tutto o arrampicarsi nel scivoloso egoismo narcisistico che sfocia nella lotta reciproca. Davanti a Lui noi scopriamo il nostro limite, non siamo dei, ma proprio il limite, la fatica, i fallimenti diventano slancio, speranza, continua ricostruzione di una terra abitabile, di una storia di collaborazione, di una dignità che senza Dio perde il senso della fraternità, della creaturalità, della figliolanza, della famiglia umana, della pace necessaria, e, diciamo, anche del buon senso.
Isaia, guardando lontano, intravede l'era messianica da costruire, il Messia che viene come architetto, cogliendo il suo cammino e la bellezza del suo Natale nella storia: "Come sono belli sui monti i piedi del messaggero che annuncia la Pace". La sua venuta è invito a superare le paure che attanagliano nel presente, le illusioni di muri, di inganni che difendano da un futuro apocalittico, che superino il pessimismo che vincola ad un passato ripetitivo dove il progresso è stato deificato e a lui si è sacrificato perfino la salute, la pace sociale, il benessere che è stato ridotto al Pil economico.
La prima cristianità nella sua catechesi (la Lettera agli Ebrei ne è testimonianza) si è educata a questa presenza, a questa Parola che da ultimo ha preso la voce, l'incedere, il curvarsi sui mali, l'invito ad alzarsi e risorgere del Vangelo di Gesù: "Egli è irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza".
Ora tocca a noi che non ci rassegniamo all'invecchiare, all'arrendersi di questo nostro mondo e al suo Natale facciamo corrispondere la nostra rinascita personale, famigliare, sociale, spirituale.

25/12/21

Letture: Is 52,7-10; Sal. 97; Eb 1,1-6; Gv 1,1-18


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don Ezio Stermieri
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