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6/2/22 - V Domenica t.o. anno C


Chi ha osservato che la narrazione del Vangelo di Luca, ancor prima che con le orecchie deve essere ascoltata con gli occhi: vedere la Parola!, ci offre un prezioso avvertimento per cogliere la tridimensionalità del racconto lucano. Da subito, l'uomo divenuto credente nella seconda generazione, da uditore del Messaggio si fa indagatore per fare emergere gli eventi della vita di Gesù. Si evidenzia allora un doppio vedere dell'evangelista: la comunità cristiana in appassionato ascolto della Parola per risalire alla giornata storica di Gesù per stabilirne la continuità, quasi a dire: siamo noi, anche noi coloro che continuano ad assieparsi attorno a Gesù per diventarne discepoli. Prendete il Vangelo odierno. Il fatto è raccontato perché anche noi: "tirate le barche a terra – lasciato quanto abbiamo creduto unica salvezza – lasciarono tutto e lo seguirono".
La sequela quotidiana di Gesù, con tutto ciò che comporta, è l'unica, vera salvezza per l'uomo di sempre. È il bisogno di salvezza lo sguardo con il quale Luca annota: "mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio". La folla di allora e la folla che si sussegue fino a noi, nel tempo. Emerge Gesù che sale su una barca e la comunità è rimandata a riflettere che quella barca è la Chiesa dentro alla quale possiamo attraversare il mare della vita pronto a inghiottirci. Gesù è visto "seduto". Parla come uno che ha autorità, l'autorità stessa di Dio, verità sull'uomo e non come un suo attendente che parlerebbe in piedi.
L'invito di Gesù è inerente il concreto impiego della vita: il pescare. La constatazione del fallimento umano, che più che raccogliere perde tempo ed energie, porta Gesù ad indicare allora, come oggi: "Prendi il largo". Senza orizzonti ampi, senza speranza, senza il continuo ricominciare, senza il "largo" di Dio, il fallimento è assicurato. Con Lui la vita riprende sapore, gusto, profitto. Pietro ci rappresenta nel peccato che ci accomuna: il pensare che il piccolo cabotaggio, la difesa del proprio piccolo orticello, il necessario egoismo sia la soluzione dell'esistenza: "Signore, allontanati da me che sono un peccatore".
Ed ecco la prospettiva esistenziale nuova che è la bella-buona notizia: "Non temere, d'ora in poi sarai pescatore di uomini". Il termine "pescatori" è detto da Gesù con il verbo "zograo", l'azione di chi trae dall'acqua stagnante, priva di ossigeno perché rinchiusa dalle barriere umane per mettere nell'acqua limpida, rigenerante. E per il credente quell'acqua è quella battesimale.
La chiamata è dunque per tutti: da Pietro fino all'ultimo cristiano. Chiamata profetica come quella narrata da Isaia per risalire all'inizio della sua missione. Chiamata all'evento pasquale che è Gesù Cristo: "nel quale siete salvati" e chiamata ad essere Chiesa che trasmette quanto ha ricevuto. Cosa oggi giudicata impossibile e così l'acqua della Grazia ristagna nel piccolo orticello infestato di zanzare. Anche Paolo si riconosce piccolo, infimo come ognuno di noi ma con lui possiamo affermare: per grazia di Dio sono quello che sono: apostolo.

6/2/22

Letture: Is 6,1-2.3-8; Sal 137; 1 Cor 15,1-11; Lc 5,1-11


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don Ezio Stermieri
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