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20/3/22 - III Domenica di Quaresima anno C


Il percorso quaresimale, perché si tratta di un cammino, quello della fede che ha intrinseca una necessità: la conversione: il discernimento della strada da percorrere, proprio come nella vita, il procedere, al bivio delle scelte, interpella la coscienza che indirizza alla luce dei valori, dei fini da raggiungere, la sicurezza da perseguire. Ebbene, il Vangelo ora ascoltato ci pone ad un bivio inerente proprio il nostro modo di valutare, il senso degli avvenimenti, giudizio che impone le scelte dal che parte stare. Da dove lo ricaviamo?
Penso di non essere lontano dal vero nel sostenere che noi post-moderni dipendiamo dalla "cronaca" così come ce la impongono già giudicata. Perso il senso della storia perché dal passato non traiamo nessun insegnamento, timorosi del futuro per il movimento del presente in cui viviamo, ci rende chiusi nella verità di ciascuno, nostalgici di un mondo più sognato che vissuto, troviamo pace solo nell'identificare il responsabile, il colpevole dei nostri guai, ed è sempre l'altro.
Proprio come nella pagina del Vangelo. L'efferatezza di Pilato che lo porta ad una rappresaglia proprio nella sinagoga giustifica l'orrore e basta. Una disgrazia sul lavoro fa cadere la colpa sugli appaltatori e finisce lì. Gesù chiede una conversione di giudizio e valutazione riportando ancora una volta alla responsabilità di ciascuno di fronte alla società in cui viviamo. Invita a superare il senso di frustrazione, come singoli di non poter nulla per cambiare se poi siamo conniventi, per interesse, abitudine, profitto o irresponsabilità del disastro ecologico, delle guerre che infestano il mondo che rendono randagie intere generazioni, la politica politicante specchio delle nostre astuzie, interessi, calcoli personali… "No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo". Qualche sconsolato constata che peggio non potrebbe andare. Gesù ci dice che Dio ha fiducia che ci ravvediamo, il tempo che ci lascia è per portare frutto, per una novità possibile se dal fatalismo irresponsabile imbocchiamo il sentiero della responsabilità, della fiducia, di un giudizio non distante da quello di Dio ostinato a fare alleanza, a indicarci in Gesù la strada del Vangelo, a immettere in noi enzimi di risurrezione e non di rassegnazione.
"Non mormorate", dice anche a noi Paolo. Piuttosto "chi crede di stare in piedi badi di non cadere" nel così pensano e fanno tutti.
Il libro dell'Esodo, raccontando l'esordio di una "liberazione", paradigma di ogni liberazione, fa chiedere a Dio da parte di Mosé: in nome di chi, con la forza di chi questo può avvenire: qual è il suo nome? Così dirai: "Io sono (io ci sono) mi ha mandato a voi"! E questo è sufficiente per convertirci.

20/3/22

Letture: Es 3,1-8.13-15; Sal 102; 1 Cor 10,1-6.10-12; Lc 13,1-9


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don Ezio Stermieri
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