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27/3/22 - IV Domenica di Quaresima anno C


Festa Patronale e Olio degli Infermi

È questa la domenica che la tradizione cristiana ci consegna come "laetare": "Rallegrati, Gerusalemme, e voi tutti che l'amate radunatevi. Sfavillate di gioia con essa". È la gioia di riunirci attorno a Maria nostra patrona, l'Annunziata che Dio l'ha scelta per portare all'umanità tutta il Vangelo, l'Emmanuele, il Dio con noi. E il suo "sì" diventa il nostro e come Lei, nostro modello, diventiamo portatori, diffusori della gioia proprio come il Libro di Giosuè (prima lettura) ci ha ricordato: "Ho allontanato da voi l'infamia dell'Egitto". Non più schiavi di qualcosa o di qualcuno ma liberi perché liberati. Il figlio che Maria ci dona, "colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo fece "peccato" – lontano, precario, limitato – in nostro favore perché in Lui potessimo diventare giustizia di Dio", diventare come Dio ci aveva pensati, creati, chiamati alla vita: alleati con Lui.
Ecco perché questa gioia abbiamo voluto per una volta viverla con coloro che tra noi fanno fatica per l'età, la debolezza, la malattia e dire come Maria: non la mia ma la tua volontà si compia e sentire la gioia di non essere soli ma uniti sulla strada che Egli ha voluto percorrere: la passione, la Croce, non come condanna ma come occasione perché la gioia di voler bene, accudire, condividere si mostrasse forza di risurrezione, gioia che supera ogni altra gioia perché nasconde e rivela momenti che la fretta della vita, l'indipendenza non sa cogliere. La Chiesa lo sa e con l'Olio consacra questo tempo della debolezza come cosa preziosa e santa e dunque da accogliere e servire, grata per l'insegnamento indispensabile sulla vita: la serenità di appartenere al Signore dal concepimento fino all'ultimo respiro. "Io sono con voi tutti i giorni".
Alziamo allora lo sguardo sullo stupendo arazzo che Luca ci offre dove tutto il dramma della vita di ognuno è rappresentato e ci conduce a sentirci, in ogni caso, abbracciati da Dio e perciò nella gioia. È il dramma di un Dio che è Padre di una umanità (i figli) divisa tra chi rimane nella casa ma gli si indurisce il cuore, non capisce più l'amore del Padre, sceglie la gelosia per il fratello e chi presume di aver diritto alla vita come la vuole e se ne va – e quanti oggi se ne vanno – ma si riduce ad invidiare ciò di cui si nutrono gli animali, sperperando il bene della vita. La fame lo spinge al ritorno anche solo come servo, ma il Padre ricorda che nella sua casa si sta da figli, collaboratori e responsabili del bene della casa. Ed ecco l'abbraccio, ecco la festa, riecco la gioia che anche oggi attende, spia, vuole donare ad ogni uomo, in ogni età della vita, in ogni scelta e situazione.
È questa la domenica della gioia dunque perché è il giorno del ritorno e il momento che stiamo vivendo chiede a ciascuno di sentirsi abbracciato, protetto, salvato dal Signore.
Il Vangelo di Luca racconta come Maria, dopo quel "sì" che allarga gli orizzonti della sua vita, incontrando Elisabetta per aiutarla nel bisogno, prorompe nel Magnificat, il canto della gioia proprio perché Dio solleva il misero, il povero, il malato. Ha pietà perché conosce la nostra debolezza. Il suo amore di generazione in generazione, giunge fino a noi, abbozza un sorriso sul nostro volto, riversa nel cuore la gioia antidoto perché non prevalga la schiavitù nella sofferenza.

27/3/22

Letture: Gs 5,9.10-12; Sal 33; 2 Cor 5,17-21; Lc 15,1-3.11-32


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don Ezio Stermieri
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