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5/6/22 - PENTECOSTE, anno C


"Mentre stava compiendosi il giorno della Pentecoste". Così Luca nel Libro degli Atti. Giorno dunque, il cinquantesimo, che segna un "compimento", una pienezza, quella della Pasqua. Per il popolo dell'antica alleanza l'arrivo nella terra promessa, il primo raccolto, l'avvio del tempo della libertà che ha avuto come guida e pastore attraverso il deserto Dio stesso. Per noi, nuovo popolo di Dio, la coscienza di essere il risultato di un nuovo intervento di Dio che "all'improvviso" come vento, fuoco, apre le porte del cenacolo dove dei paurosi si erano rinchiusi, dà loro un nuovo linguaggio, quello di Gesù, un nuovo orizzonte: la pluralità delle lingue e delle culture, una nuova missione verso l'uomo in quanto tale: la consapevolezza di essere figlio di Dio e dunque una nuova fraternità universale che caratterizza l'essere Chiesa: la convocazione dell'assemblea che celebra, si fa parola, si fa azione perché tutti sappiano riconoscere "le grandi opere di Dio".
Giorno che mette la parola fine, per dirla con Paolo ai Romani, all'essere debitori verso la "carne" e con questo termine il riferimento all'essere debitori verso la morte, le guerre, le inimicizie, i fallimenti, il male che segnano le pietre miliari della storia. È dato uno Spirito, quello di Gesù che supera la Babilonia dove la parola nasconde la verità. La Parola, Cristo, il Vangelo rende possibile la libertà dell'intelligenza, del dialogo, la ricerca e la costruzione della pace, non come termine dei conflitti ma come premessa per evitarli.
E, se questa è la ragione anche oggi perché la Chiesa non resti chiusa in se stessa, magari come alternativa alla filosofia della "carne" ma come lievito nel mondo per una nuova civiltà, per la ritrovata unità dei cristiani attorno a Cristo per inverare il proprio compito, all'interno di ogni comunità perché siano valorizzati i carismi ed i vari ministeri si integrino e si pongano a servizio di un "laboratorio" da offrire alla società, alla cultura, all'estetica, ai percorsi religiosi… ogni comunità, anche la nostra (e il CPP segna il cammino e il passo), si stringa attorno a Cristo per ascoltare e riascoltare la sua Parola che non qualifica solo questo giorno ma fa di questo giorno il metodo, lo stile di un cammino nella storia che giustamente è detto "sinodale". Dice dunque il Risorto: "Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paraclito (Colui che riunisce i dispersi, ormai convinti che l'unità sia un'utopia pericolosa), lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, Lui vi insegnerà ogni cosa e vi insegnerà ciò che io vi ho detto".
Raccogliamo dunque anche noi le "primizie" di un anno pastorale, l'individuazione di uno stile "parrocchiale", di una casa in tensione tra le case degli uomini per la semina di un altro anno pastorale. Superiamo le paure che ci restringono alla ripetizione. Permettiamo allo Spirito di darci il fuoco che illumina, brucia, riscalda. Permettiamo al Signore di dire su noi quanto il salmo mette sulle sue labbra: "Ecco, io faccio nuove tutte le cose".

5/6/22

Letture: At 2,1-11; Sal 103; Rm 8,8-17; Gv 14,15-16.23-26


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don Ezio Stermieri
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