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12/6/22 - SS. TRINITA', anno C


Sapientemente la Chiesa, nella liturgia odierna, celebrato il Mistero pasquale, invita i credenti a contemplare con un unico sguardo il Disegno di Dio, riconosciuto con Gesù come Padre, portato a compimento con la vita, la morte e risurrezione di Cristo, e che si realizza con il dono di sé, Spirito come anima di ogni cristiano e dell'intero nuovo popolo di Dio. Occasione propizia per noi che esposti al moderno modo di pensare siamo tentati di concludere che Dio sia una proiezione e oggettivizzazione della paura, del desiderio dell'io dell'uomo per cui, per paradosso, ci sono tanti dei quanti sono i soggetti che ancora non abbiano superato il bisogno che Dio ci sia.
È vero anche che una attenta disamina dell'uomo nella sua unicità e relazione può risalire a Dio unico eppure relazione: relazione di Padre che per esubero di amore ha creato e crea, per fedeltà all'amore salva l'umanità dispersa e divisa dal peccato, infonde il suo Spirito di risurrezione come forza per realizzare la vita nel suo radicale bisogno di eternità.
Ancora più vero, per il credente che Dio si è rivelato, comunicato e che in Gesù, compimento del suo donarsi, noi rileggiamo il creato, la storia, la vita umana alla ricerca di senso come risposta sapiente che Dio offre alla nostra intelligenza, con quello Spirito che è ragione di tutte le cose, gli avvenimenti, i momenti della vita, dalla nascita alla morte.
Ed eccoci alla Parola or ora ascoltata dove Gesù stesso ci rassicura: "Quando verrà Lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità". Guida a comprendere, senza mai esaurire il Mistero, che la verità sulla vita è il Vangelo di Gesù e che Egli è tutt'uno con il pensiero, il disegno, l'operare del Padre.
Disegno che già l'uomo dell'Antico Testamento aveva colto (nei Proverbi) nel "principio" non solo temporale, ma essenziale che è ragione di ogni esperienza dell'uomo che si affaccia sull'universo, si incarna nella storia, si umanizza diventando ciò che è: creatura, immagine, famigliare di Dio. E come Dio "giocava", creava e crea liberamente, gratuitamente, per amore, così l'uomo non deve smarrire la dimensione "ludica", artistica, poetica, gratuita della vita.
Di qui la vita cristiana che è vita trinitaria, è relazione che diventa realizzazione della vita, dice Paolo, anche nella sofferenza, nella tribolazione perché ci assimila alla pazienza di Dio, al patire di Cristo, al gemere dello Spirito in noi che ci spinge all'unica parola che riempie di senso e di gioia la vita: "Abbà, Padre".
Se Padre, dunque figli, se figli dunque eredi, coeredi del suo piano di salvezza eterna, concittadini dei Santi nella Luce.

12/6/22

Letture: Prv 8,22-31; Sal 8; Rm 5,1-5; Gv 16,12-15


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don Ezio Stermieri
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