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"Gesù passava insegnando per città e villaggi mentre era in cammino verso Gerusalemme". Così Luca ricorda anche a noi di essere nel cammino della vita, al suo seguito, verso il "perché" della sua missione: la salvezza non solo perché il suo insegnamento ci salva da illusioni salvifiche offerte da cattivi maestri, ma perché il dono della sua vita è riscatto per la vita del Regno che Egli ha aperto per ogni uomo.
"Un tale chiese: Signore, sono pochi quelli che si salvano?". La risposta di Gesù arriva al cuore di ciascuno. E da una parte ci offre la condizione per non sprecare l'esistenza accontentandoci di quanto il consumo offre ma dall'altro ci apre al cuore di Dio che vuole la salvezza per ognuno che ha chiamato alla vita. "Sforzatevi di entrare per la porta stretta". È vincere la tentazione di un cristianesimo facile, seguire la corrente, illudersi che il giusto, il bene, sia sempre compito e dovere di altri. Realizzare e non fallire la vita con i suoi doveri, compiti, parte dalla decisione e dalla fedeltà di ognuno. Non sarà stato sufficiente neppure il "Abbiamo mangiato e bevuto alla tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze"… Un cristianesimo che non incide, non fa appello alle condizioni, alle scelte, alla priorità di essere stati dei suoi. Un cristianesimo non amato, non pagato di persona. Si tratta, andando anche noi con Lui, di dare giorno per giorno la vita, entrare per la porta stretta, fare dei momenti difficili l'occasione per amare di più.
"Verranno da oriente e occidente… siederanno a mensa del Regno di Dio". Ecco svelato il cuore di Dio che in Gesù supera ogni barriera, ogni muro voluto dagli uomini per fare, già qui nell'ostinarsi nel bene, e di là, nel Regno, una sola mensa, una sola festa, una sola famiglia.
Per noi chiamati prima di altri, si tratta, dice Gesù, di non diventare gli ultimi della fila, quelli che si sentiranno dire: non ti conosco, perché concretamente non abbiamo riconosciuto Lui.
Già Isaia aveva aperto il cuore alla Parola di Dio che salva: "Io verrò a radunare tutte le genti e tutte le lingue". E, il profeta aveva intravisto una "offerta", una liturgia di lode che parte dall'esistenza umana con la presenza di sacerdoti e leviti che animano il popolo a percorrere il cammino difficile di una pace da costruire fino ad abbracciare il mondo intero.
Un cristianesimo arduo, difficile, rancoroso perché si vorrebbe tutto facile, tutto diritto senza dovere? "È per la vostra correzione che voi soffrite", ci ricorda la Lettera agli Ebrei. E dunque le parole che hanno intessuto la vita della prima generazione cristiana, quando la porta dell'annuncio era anche più stretta della nostra: "Rinfrancate le mani inerti e le ginocchia fiacche", scarsamente generosi e rinchiusi nel proprio "io".
"Camminate diritti con i vostri piedi". Si può guarire da posture errate. Anche oggi, dietro a Gesù, è possibile un cristianesimo creduto e credibile.
21/8/22
Letture: Is 66,18-21; Sal 116; Eb 12,5-7.11-13; Lc 13,22-30