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4/9/22 - XXIII Domenica t.o. anno C


"Una folla numerosa andava con Gesù". Accodiamoci anche noi, uno per uno. Guardiamo. Si volta. Parla: "Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami... – ed elenca gli affetti più stretti! – …non può essere mio discepolo".
Siamo abituati alla predicazione sconvolgente la nostra postura, le nostre priorità ma questa volta… Se non ci fermiamo alla parola, al verbo amare nel pensiero e valutazione di Gesù, è la volta che rinunciamo ad essere, nel profondo, cristiani. L'amore di cui Gesù parla va oltre l'attrazione, la seduzione, il sentimento che ci spinge ad uscire per incontrare l'amato ed essere riamati. Supera l'amore di amicizia importante per superare la solitudine perché trovata l'immagine speculare di sé. È, quello che chiede Gesù, amore agapico, di condivisione della vita, delle scelte, delle finalità e dei mezzi per raggiungerle. È un amore sorgivo che dà valenza ad ogni amore, anche il più famigliare. Parte dalla constatazione, facilmente raggiungibile, che Dio ama più di me la persona amata e fonda questo amore sulla libertà, sulla gratuità, sulla comunione di vita ed essere, diventare discepoli di Gesù è lasciarsi inondare del suo modo di amare e noi qui lo stiamo celebrando nello spezzare il Pane che è Lui.
Questo amore informa la vita nella sua tridimensionalità, nell'insegnamento di Gesù. La vita è costruzione di una torre che sale dunque fino a raggiungere l'amore di Dio e per costruire la vita ci vuole discernimento delle forze, ci vuole costanza, ci vuole capacità, architettura. La vita è lotta, è guerra ma non contro nemici esterni; il nemico che sgretola il nostro essere è dentro. Non è costitutivo il nostro essere. Dal di fuori si mette dentro, nei pensieri, nei sentimenti, nelle paure e nelle speranze. Anche qui ci vuole misura, bisogna irrobustire le forze, altrimenti è la resa. La vita è rinuncia a quanto facile (apparentemente!) e comodo risolve il vivere all'apparire, alla forma, all'andare secondo l'onda, al demandare ad altri le proprie responsabilità.
Amare la vita ricorda che l'apparire e non essere è come filare e non tessere… L'insegnamento di Gesù non va dunque contro il nostro autentico bisogno di amare ed essere amati, tutt'al più, come diceva il Libro della Sapienza (prima lettura), lo corregge: "Così vennero raddrizzati i sentieri di chi è sulla terra; gli uomini furono istruiti in ciò che ti è gradito e furono salvati per mezzo della sapienza".
Paolo dà un ulteriore richiamo. Amare è non ridurre l'altro alla sua funzione, a "cosa" che amiamo se soddisfa la fame del nostro "io". Lo sperimentiamo. Quando, anziché persone siamo ridotti a funzione di qualcuno nel piccolo o nel grande, come cittadini, ci sentiamo offesi, delusi, strumentalizzati: "Non più come schiavo ma come fratello carissimo". Così Paolo consiglia Filemone per superare antiche incomprensione ed aprirsi alla novità dell'insegnamento di Gesù, dove l'uno per l'altro siamo carissimi.

4/9/22

Letture: Sap 9,13-18; Sal. 89; Fm 1,9-10.12-17; Lc 14,25-33


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don Ezio Stermieri
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