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11/9/22 - XXIV Domenica t.o. anno C


Aggiungere parole del nostro linguaggio necessariamente riduttivo allo stupendo brano offerto da Luca (15,1-32), dove il linguaggio di Gesù svela il cuore di Dio, padre a pieno titolo, corre il rischio di comprimere Dio a nostre proiezioni invariabilmente riproduttive, quando è richiesto di dilatare le nostre attese di salvezza alla sorpresa, alla novità, allo stupore di quanto e di come Dio inglobi e superi la presuntuosa avventura di pensare che per diventare uomini adulti bisogna tagliare i ponti con un padre-padrone che chiamiamo Dio.
Il Libro dell'Esodo misura la distanza dal punto di vista di Dio: "Non hanno tardato ad allontanarsi dalla via che io avevo indicato"… È un popolo dalla testa dura, pronto a dimenticare che Dio non è nemico, non è ambiguo o parziale. È alleato nella storia dell'uomo fino a togliere la paura del futuro.
La "via" non è una legge formale manipolabile dai poteri umani. Quella "via" è una Persona il cui cuore, la cui essenza è il cuore di Dio che cerca dimora nello spirito dell'uomo nell'essere autentico nella sua grandezza ed insieme piccolezza. Anzi, parte dalla distanza, dai fallimenti, dalla facilità del perdersi per diventare strada del ritorno. Non un Dio che attende impaziente il ritorno. No! Spia il ritorno, di più, si mette Lui stesso sulle nostre strade per poterci reincontrare.
Ora quello che ci è chiesto è proprio prendere coscienza che Dio non torna indietro dall'averci voluti, formati liberi e non vuole quindi un ritorno necessitato, un ritorno da "servi" ma normato dalla dignità di figli e perciò "liberi" per abitare la casa ed il bene di famigliarità che la custodisce. Ecco perché ricorda anche a noi: "Questa parola è degna di fede e di essere accolta da tutti: Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori".
A questo punto, leggere, rileggere, ascoltare, anzi vedere la pericope ascoltata apre a Dio senza glosse. "In quel tempo – oggi anche! – si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo". E subito Dio in azione, il Pastore che mentre agisce ci svela il segreto di una esistenza realizzata: "Chi di voi…". Il pastore intravisto dai profeti è all'opera nel cercarci. Non ci rimprovera il cattivo, colpevole stato in cui ci trova: spersi e dispersi. Si fa carico. Eccoci sulle spalle per vedere la vita dall'alto del suo amore. Di più! Gesù ci parla della gioia di Dio (non è più il motore immobile del pensiero umano!). Ed ancora. Il Padre che divide se stesso perché il figlio che si allontana e lo sclerocardico che rimane conservino dentro il richiamo. Eccolo spiare il ritorno, uscire incontro, ragionare con quello rimasto con il cuore del servo. Ecco l'anello, la fascia, i calzari, la festa. Perché Dio non ha bisogno delle nostre feste vissute con il cuore attaccato alle cose. Lui imbandisce la festa, prepara la mensa, ci comunica la gioia perché finalmente dilatiamo lo sguardo, il cuore, la vita su misura non di una grettezza sempre tentante ma della vita come festa dilatata perché nessuno abbia più paura del ritorno.

11/9/22

Letture: Es 32,7-11.13-14; Sal. 50; 1 Tm 1,12-17; Lc 15,1-32


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don Ezio Stermieri
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