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La presenza dei nostri ragazzi che accompagnati dai genitori, all'inizio di un nuovo anno scolastico, accolti da catechisti e animatori immette nella settimanale celebrazione della Fede una energia, una valenza che va oltre il rito, si chiama speranza perché ci affida una missione, un compito che apre al futuro del nostro essere cristiani. Con due parole-verbo potremmo riassumere il dovere di trasmettere quanto abbiamo ricevuto: educare-istruire.
Si tratta di azioni, mi pare, che dicono cura, amore, capaci di coinvolgere nell'opera ciascuno dei nostri ragazzi, da parte di papà e mamma, la scuola e la stessa comunità cristiana. Educare, lo dice il termine, va oltre la correzione, l'addestramento. È arte che fa emergere dal di dentro il meglio della persona che si va formando. Arte della scuola che mette l'allievo al primo posto, di una iniziazione cristiana fatta di incontro, di amicizia con Gesù più che di norme da osservare. Educare è far passare da una situazione a volte carente ad un'altra che chiede la forza, la fedeltà, la determinazione per essere vincente e non rassegnato o sconfitto. Il cristiano non si accontenta di come è, è ciò che vuole diventare.
Istruire poi è in riferimento ad una struttura, una forma, un progetto. Non è un cumulo di materiale affrontato ma costruzione della vita proprio nell'affetto di papà e mamma reso unico, di una scuola che dà un metodo, una organizzazione del sapere, di una Chiesa che offre la "forma" di Gesù, del Vangelo come sapienza della vita.
Proprio come dice il Vangelo, di Gesù che cresceva in età (non è solo stato bambino, è cresciuto in consapevolezza), in sapienza (alla sinagoga ha imparato a sentirsi popolo, con una cultura, una religione personale) e in grazia (ha imparato la gratuità nel dare la vita!).
Nella Parola di oggi c'è una voce, quella di Dio, che raggiunge ognuno di voi ragazzi. Eccola: "Quando avrete fatto tutto, dite: abbiamo fatto quello che dovevamo fare". La gioia, la felicità è nel costruire, nel diventare e solo Gesù e l'amicizia con Lui è il premio che nessuno ci può negare.
Per voi genitori, primi educatori: "Ecco, soccombe colui che non ha l'animo retto, mentre il giusto vivrà per la sua fede". Sia questo il vostro costante impegno: figli che non soccombono di fronte a vie facili, illusorie, di consumo. Fatene uomini e donne forti, resistenti e perciò, perché giusti, felici del dono della vita.
Per noi comunità cristiana: "Prendi come modello i sani insegnamenti che hai udito da me con la fede e l'amore che sono in Gesù Cristo". Dobbiamo rendere possibile, felice, realizzante il diventare cristiano, il far parte di una comunità dove tanti sono gli esempi a cui i piccoli possono guardare ed imparare. Il mettere il Vangelo nello zaino della scuola vuole significare tutto questo ed io per primo avverto la gioia e l'orgoglio di essere educatore e al lavoro nell'istruire.
2/10/22
Letture: Ab 1,2-3;2,2-4; Sal 94; 2 Tm 1,6-8.13-14; Lc 17,5-10