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12/2/23 - VI Domenica t.o. anno A


Ci lasciamo guidare da Matteo nella ricerca-scoperta del criterio di individuazione per poterci dire cristiani. L'evangelista riporta le parole dirimenti di Gesù: "Non crediate che io sia venuto ad abolire la legge o i profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento". E così Gesù si innesta sulla sapienza della prima Alleanza: "Se vuoi osservare i suoi comandamenti, essi ti custodiranno; se hai fiducia in lui anche tu vivrai. A nessuno ha comandato di essere empio".
Ma la comunità di Matteo è composita. Quelli che vengono dall'ebraismo ritengono che la legge sia perfetta nella sua applicazione: 613 precetti! (248 quante sono le ossa del corpo e dunque con tutto te stesso, e 365, i giorni dell'anno e dunque in ogni circostanza). Quanti vengono dall'ellenismo evidenziano il: "ma io vi dico" perché non basta non uccidere, non tradire nell'amare, non venire meno alla fedeltà, alla sincerità, fermarsi alla legge del taglione, non far del male al prossimo. Matteo dice ai suoi cristiani che Gesù porta al pieno compimento la legge della vita. Si tratta di essere dalla parte della vita, al di dentro di un habitat da rispettare, promuovere, accogliere.
Bisogna crescere ogni giorno nell'amore, nell'onore, che tiene unito l'amore famigliare, sociale, mondiale. Occorre non sottrarsi alla propria responsabilità senza la quale la libertà è liberticida. Bisogna arrivare a rispondere al male con il bene per rompere la catena del male. Non è sufficiente non far del male a nessuno, bisogna far del bene a ciascuno. È evidente che il criterio di valutazione etica non è più l'uomo con il suo discernimento. È Dio stesso che in Gesù, il Figlio, si rivela come Misericordia: agente e garante di futuro. "Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro". La vita morale diventa tensione mai raggiunta ma sempre da raggiungere per risanare una umanità che, fatta la scelta della sua indipendenza da Dio, si è posizionata sulla istintività, animalità chiamandola naturalità, sulla simpatia e/o antipatia trascurando l'empatia che Dio ha posto nel cuore dell'uomo tanto da poter affermare che a immagine di Dio l'uomo è stato creato interlocutore con Dio stesso.
Diventare cristiani esige dunque uno scatto che non falsifica l'uomo ma lo riporta alla legge intrinseca con la quale Dio l'ha plasmato. Dice bene Paolo ai primi cristiani di Corinto: "Quelle cose che occhio non vide (e non vede!) né orecchio udì (e anche oggi non vuole ascoltare!) né mai entrarono in cuore di uomo (perché fin dall'inizio ha scelto il proprio "io") Dio le ha preparate per coloro che lo amano".

12/2/23

Letture: Sir 15,16-21; Sal.118; 1Cor 2,6-10; Mt 5,17-37


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don Ezio Stermieri
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