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26/3/23 - V Domenica di Quaresima anno A


"Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui mio fratello, non sarebbe morto»". Penso che il cambiamento di mentalità sulla morte sia la tentazione radicale più difficile da superare, la conversione più ardua per arrivare a dire, riprendendo in Cristo la speranza: "Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà". Arrivare così a fidarsi della verità sul nostro vivere e morire che supera l'evidenza di un distacco, di un furto che il pensiero del nostro finire nel tempo e la perdita di una persona cara, l'ecatombe di un terremoto, il morire bombardati in una guerra, il naufragio in mare di tanti disperati… sia l'ultima e definitiva parola. No! Ecco la verità: "Tuo fratello risorgerà". Io risorgerò. È credere che il soffio di vita, che Dio ha insufflato sull'uomo rendendolo simile a Lui: Dio della vita e non dei morti, trasformerà la morte, momento di estuario della vita nel tempo, in vita eterna, in una risurrezione. La morte diventa così l'appello ultimo, estremo a quella fede che noi, ogni anno, viviamo nella Pasqua, nell'evento della nostra salvezza: la morte di Gesù, il suo dare la vita, il suo farsi carico del nostro finire nel tempo e risorgere.
Sono le sue ultime parole definitive che ci lascia in eredità prima della sua condanna a morte: Padre, voglio che quanti mi hai dato siano con me nella vita abbondante che sono venuto a portare. La morte diventa così una "lettura", una interpretazione che ogni uomo eredita da quella presunzione del primo uomo, Adamo, di autosufficienza da Dio. Si accorse di essere nudo, vide il suo essere di carne, senza Dio: mortale.
Arrivano a noi le parole di Paolo ai primi credenti: "Voi però non siete sotto il dominio della carne (e perciò di terra soltanto e ritornanti alla terra) ma dello Spirito". E lo Spirito è vita per la giustizia. Dio sa il nostro pensiero e sentimento che dice ingiusto il morire e fa giustizia, la sua: ci ha creati per la immortalità nel suo "per sempre". E afferma l'apostolo: "Colui che ha risuscitato Cristo dai morti, darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi".
Anche nel popolo della prima alleanza, all'Israele in esilio, morto come popolo ancor prima di morire come singoli e dunque tentato di concludere che il male, l'esilio, la morte siano sovrani e abbiano l'ultima parola, sottraendosi alla fede-fiducia in Dio, il profeta annuncia: "Così dice il Signore Dio: «Ecco, io apro i vostri sepolcri, vi faccio uscire dalle vostre tombe, o popolo mio, e vi riconduco nella terra di Israele»". È da questa conversione che mette nel cuore il proposito di fidarsi più della verità di Dio che della semi verità dell'uomo che dalla Pasqua nasce una rinnovata concezione, rispetto, amicizia per la dignità dell'uomo, destinato a Dio, creato per la vita e non per la morte. Senza questa fede tutto ricade nel mercato, nella guerra per la terra, nella repulsione per il diverso, lo straniero, il povero considerato un maledetto. Con questa fede convertita, tutto dell'uomo diventa "sacro" abitato dal Santo, dal Risorto e dal suo Spirito, dal primo all'ultimo battito del suo cuore.

26/3/23

Letture: Ez 37,12-14; Sal.129; Rm 8,8-11; Gv 11,1-45


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don Ezio Stermieri
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