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7/5/23 - V Domenica di Pasqua, anno A


Festa Prime Comunioni

La vostra presenza in mezzo a noi, di voi che nella Domenica delle Palme avete cantato il vostro Osanna: "Evviva!" a Gesù che entrava amico e Signore nella vostra vita, di voi che il Giovedì Santo avete sperimentato il suo amore per ciascuno facendosi Pane, Cibo perché cresciate forti della sua forza, buoni della sua fragranza e oggi sempre Lui prepara la Mensa, la festa perché diventate parte dei suoi amici, sua Chiesa, suo Corpo, mette prima nel cuore e poi sulle labbra tante raccomandazioni che come sacerdote ho ricevuto il mandato perché il pane sia Lui per noi e mi è stata consegnata la cura e la premura perché questo momento segni l'inizio di una vita che parte dall'Eucaristia e ad essa ritorna, ogni domenica, per dire Grazie! Ma è meglio lasciare spazio alla Parola di Dio, a Gesù stesso che vi ama più di ciascuno di noi e più di tutti noi.
Venite dunque a sedervi alla mensa di una comunità dei discepoli che con voi aumenta di numero e deve far sì che ognuno trovi il suo posto. Abbiamo sentito come fin dall'inizio diventi carità, amicizia partendo dall'esigenza che nessuno sia trascurato. Ai nomi elencati ora si aggiunge il vostro. Chiedete a Gesù ricevendolo: Signore, quale sarà il mio posto, il mio compito diventando adulto qui dove ora diventi Cibo per raggiungere la tua altezza? Abbiamo ascoltato la Parola di Gesù stesso: "Vi dico, in verità, che chi crede in me anch'egli compirà le opere che io compio e anche di più grandi". Che è domanda che ognuno deve rivolgere a se stesso: Gesù che cosa farò da grande non solo per guadagnare ma per servire? Se sarò medico, avvocato, insegnante… Se sarò papà o mamma… Aiutami a continuare la tua missione, la missione di chi è passato facendo del bene a tutti.
Ci è stata trasmessa l'immagine della prima comunità cristiana a cui Pietro dice: "Avvicinandovi al Signore pietra viva… siete costruiti, anche voi, come pietre vive…" per una costruzione dove i piccoli siano iniziati al Vangelo, i giovani impegnino la loro intelligenza per il bene di tutti, i genitori sappiano dove i loro bambini crescano sicuri nell'essere amici della vita, dove insomma ogni cristiano trovi la gioia della sua chiamata e si senta responsabile per il mondo, l'umanità nuova che Gesù ha inaugurato nello stare alla sua Cena. "Vi ho chiamato amici". Non dunque un cristianesimo della paura, della intermittenza, su misura del proprio "io" egoistico ma forte, generoso, ottimista, libero e responsabile.
Io sono sicuro che se voi amerete Gesù come Egli ha amato ciascuno di noi, la gioia di questa festa per voi diventerà la gioia e la festa con voi per tutta la vita.

7/5/23

Letture: At 6,1-7; Sal.32; 1 Pt 2,4-9; Gv 14,1-12


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don Ezio Stermieri
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