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2/7/23 - XIII Domenica t.o. anno A


Lasciamoci sorprendere dal come la prima comunità cristiana, nel risalire all'insegnamento di Gesù per farne norma di vita, non si accontenti di una astratta teoria etica ma voglia incontrare lo sguardo introspettivo del Maestro, che scandaglia la profondità del cuore umano, e allinei la priorità di valori a sostegno e salvezza dell'esistenza. Prendiamo la pagina odierna del Vangelo di Matteo. Il centro propulsivo dell'agire è posto nell'amare e non potrebbe essere diversamente, si scadrebbe nel mercato, nell'interesse soggettivista, nel potere… Ma: "Chi ama il padre o la madre più di me – e siamo nei rapporti più intimi e decisivi – non è degno di me".
È l'avvertenza per non presumere che il nostro amare superi l'amore di Dio per le persone amate. Anche quando la vita presentasse conti traumatici (la stessa morte!) l'amore di Dio è più grande, arriva dove noi non possiamo arrivare. E per un padre o una madre è la stessa cosa. Il figlio è generato non per sé ma per la vita e nelle scelte della vita lo amerà il Signore, più dell'amore genitoriale.
La vita poi, sull'esempio di Cristo stesso, è dono da non tenere per sé, pena il nulla finale, ma una perdita nel donarsi per ritrovarsi alla fine "capaci" dell'amore senza fine e "per sempre" di Dio.
Di qui una terza misura dell'amore autentico: l'accoglienza reciproca, la testimonianza profetica che è tenere insieme e nell'espressione di sé l'amore per Dio e l'amore per ogni uomo su misura dell'amore di Cristo per l'umanità, senza discriminazione o esclusione. Un amore che non è grande nella velleità ma meschino nell'ordinarietà del quotidiano. Anche un bicchier d'acqua è espressione di un cuore generoso e che ama autenticamente.
Proprio come già insegna l'antica legge (prima lettura), l'amore si misura nell'accoglienza, nel fare spazio al di dentro della propria sicurezza, dalla propria casa. Quanto è rassicurante l'esperienza di Eliseo e quanto è benedetta da Dio che di fronte all'accoglienza umana dà continuità alla vita. Non denuncia il fatto, l'avarizia del nostro oggi?
In conclusione, l'amore che Gesù pone come motore dell'etica del discepolo con le sue priorità e necessità ha la misura in Gesù stesso, prova dell'amore gratuito, fecondo, fedele, oblativo con cui Dio, il Padre, ci ha amati, donandoci lo stesso Spirito del Figlio. Ecco perché le Parole di Paolo ci toccano direttamente e in profondità: "Così anche voi consideratevi morti al peccato, ma viventi per Dio, in Cristo Gesù".

2/7/23

Letture: 2 Re 4,8-11.14-16; Sal 88; Rm 6,3-4.8-11; Mt 10,37-42


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don Ezio Stermieri
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