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9/7/23 - XIV Domenica t.o. anno A


Certamente, la predicazione apostolica che annuncia Gesù Cristo come salvezza nel presente e nel futuro – ne abbiamo appena udito il suono in Paolo – spinge i primi credenti divenuti cristiani a voler incontrare Gesù, la sua voce, la sua parola, proprio per la situazione che vivono: emarginati, ricercati e condannati, perseguitati… Solo la parola del Maestro può rassicurare: "Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi e io vi darò ristoro. Imparerete da me che sono mite e umile di cuore". Ecco, la parola dell'apostolo rassicura: "E se lo Spirito di Dio, che ha risuscitato Gesù dei morti, abita in voi…". È il suo Spirito che, accolto, rinvigorisce la nostra stanchezza, dona libertà interiore di fronte ad ogni avversità.
Nasce di qui la forza cristiana nell'affrontare la vita con le sue molteplici prove che allora non sono più raggirate, scaricate sulla responsabilità altrui, causa di depressioni, esaurimenti o ricerca di vie brevi per l'oblio. Quanti dipendenti oggi, quanti schiavi della trasgressione per drenare la prova, il momento difficile, la delusione, la solitudine, a partire dalla stessa gioventù a cui non basta aver davanti la vita. Il cristiano ascolta Gesù: "Prendete il mio giogo sopra di voi". Non è una costrizione, è la condizione per non deragliare la sua parola che dice: fatti carico, attraversa la sfida senza paura, abbi cura del mondo in cui Dio ti ha posto, non sentire come un peso, una responsabilità che la vita ti ha affidato, una privazione della libertà individuale la reciprocità che ti fa passare dall'"io" al "noi". "Imparerete da me, dice Gesù, che sono mite", e l'apertura, la condivisione non è mai con un prepotente, è "umile" e in questo aggettivo si riassume la teologia dell'incarnazione del divino che si fa humus ed insegna a noi a non elevarci sugli altri, a non presupporre ma come Egli ha fatto: farci carico. Cose semplici tutto sommato nascoste ai sapienti, ai dotti, a quanti si fanno "influencer", maestri di vita e di superiorità ad ogni costo.
Zaccaria aveva visto a distanza il Messia a dorso di un asinello, animale testardo e umile di campagna e non a cavallo, macchina da guerra. Appartenere al Regno che annuncia è essere come Lui: gente per la pace, uomini giusti, persone umili, comunità che ha in sé la gioia dell'esserci, dell'appartenenza nell'edificare Gerusalemme, una città su misura di Dio e della sua alleanza.
Ora tocca a noi, gente che vorrebbe ma non riesce, lasciare che lo Spirito di Gesù abiti ed agisca nel profondo della coscienza.

9/7/23

Letture: Zc 9,9-10; Sal.144; Rm 8, 9.11-13; Mt 11,25-30


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don Ezio Stermieri
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