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24/9/23 - XXV Domenica t.o. anno A


"Cercate il Signore mentre si fa trovare, invocatelo mentre è vicino". Così Isaia, il profeta, ci introduce all'ascolto della Parola di questa domenica, mentre ci accingiamo ad un "Grazie", all'Eucaristia offrendo la vita dei 20 anni da quando il Signore, per mandato del Vescovo, ha fuso la nostra esistenza nell'avventura dell'essere Chiesa, comunità che inizia alla fede i suoi piccoli, si prende cura di quanti rischiano di rimanere ai margini per il crescente numero di povertà, si fa prossima a quanti per malattia, vecchiaia, incidenti della vita, la società con disinvoltura dimentica. Ma, una parola grave, che Isaia mette in bocca a Dio stesso, pone un'ipoteca su questo momento di festa: "I miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie".
Quali pensieri, nostri, non hanno corrisposto al pensiero, alla vocazione, al mandato che Dio aveva su di noi? Forse quando l'aria che tira del pensare comune è entrato nella valutazione di ciò che fosse prioritario e si risolveva nel far "funzionare" le nostre strategie, riducendo tutto ad una serie di cose che si fanno in ogni parrocchia? Abbiamo dimenticato che il fatto cristiano è una questione di persone; che nessuno è oggetto della cura di un altro ma che siamo chiamati, in modi diversi, ad essere soggetti liberi, responsabili, accolti e mandati ognuno con il suo carisma?
Quali vie, Egli ci indicava ma ci siamo arresi di fronte alla cronaca degli avvenimenti? Quando questo luogo, secondo il mandato del Vescovo, doveva avere una priorità universitaria? O quando la via della "Parola" che arriva nelle case perché in ogni palazzo si apre una porta all'ascolto, alla condivisione ma il tutto si è ricomposto in una catechesi biblica, tradizionale, nei locali della parrocchia? O forse… Ma quanti forse!
Sta di fatto che non abbiamo rinunciato a cercare il Signore, ad invocarlo, a lodarlo perché ogni giorno esce a "prendere a giornata lavoratori per la sua vigna". Eccoci qui, tutti chiamati, tutti responsabili ma con degli "animatori" della catechesi, della carità, della educazione cristiana, degli amici dei malati.
Il Signore ci chiede una sola cosa: di non essere invidiosi perché Egli è buono non della nostra bontà ma perché sa trarre anche dal negativo, dal tempo perso, dalla superficialità che ha provocato ritardi, nuove risorse, nuovo futuro. Ridice a me, ridice a ciascuno di noi: "Andate anche voi nella mia vigna!".
Paolo ci consegna lo "spirito" del mandato che si rinnova: "Per me il vivere è Cristo" e "il vivere nel corpo (e dunque non senza fatica) significa lavorare con frutto". "Comportatevi in modo degno del Vangelo di Cristo".

24/9/23

Letture: Is 55,6-9; Sal.144; Fil 1,20-27; Mt 20,1-16


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don Ezio Stermieri
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