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1/10/23 - XXVI Domenica t.o. anno A


Davvero illuminante il nostro presente la Parola di Dio ora ascoltata. Gesù sta parlando ai capi del popolo: al potere religioso con la sua tendenza a sostituirsi a Dio nell'avvalorare le loro tradizioni umane; al potere giuridico portato a sostituire la forza della legge a difesa del debole in legge della forza per la propria autorità; al potere culturale che in difesa della propria identità trascura che l'uomo è anche relazione, fraternità, umanità e fa uso del popolo in continue guerre. "Che ve ne pare?", dice Gesù.
La verità che sta per evidenziare non può essere negata. La parabola dice di un uomo ma è Dio che ha due figli. Entrambi figli anche se storicamente hanno intrapreso percorsi diversi. Uno in nome dell'"io" è diventato agnostico su Dio ed incorso nella frantumazione dell'io in tanti e crescenti egoismi. L'altro è rimasto ma si è ammalato di sclerocardia e non accetta che il cuore di Dio sia di padre e un padre non desidera che l'unità della sua famiglia. Questo "Dio" invita al lavoro, alla custodia, alla resa dell'unica vigna. Non ce ne sono due. Non ci sono due mondi, due terre, due chiese, due umanità. Una sola e volenterosi ritardatari, o riottosi pentiti hanno bisogno di ritrovare la strada che superi la gelosia, l'orgoglio, la paura, l'istintività aggressiva e ritrovare l'unità, partecipi dello stesso essere di carne. E per i cristiani Dio che si fa carne è la via, la verità e la vita. Si tratta di superare il dualismo di giudizio, di difesa, di priorità. E, a questo punto, il paradosso di Gesù è un lampo: i pubblicani e le prostitute vi precederanno. Coloro che hanno riconosciuto la strada sbagliata e si sono ricreduti e hanno creduto, costoro sono l'avamposto del Regno di Dio.
Anche l'antico Israele si era separato all'interno e all'esterno pensando di essere dalla parte di Dio. Ma Dio, lento all'ira, pieno di misericordia, in attesa sempre che per l'umanità, di fronte ai fallimenti, sia la volta buona, interroga: "Non è retta la mia condotta o non è retta la vostra?".
San Paolo, ai primi cristiani di Filippi, indica concretamente il percorso cristiano nel bailamme del mondo: "Non fate nulla per rivalità o vanagloria". Non cerchiamo noi stessi ma orientiamoci, pur nella diversità, verso l'oggettività del bene comune. Allora la gloria, la ragione, la vittoria personale denuncia l'insicurezza interiore! "Abbiate in voi stessi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù". E la pagina odierna del Vangelo mette bene in luce il sentimento di Cristo verso l'umanità di cui il cristiano è testimone e portatore.

1/10/23

Letture: Ez 18,25-28; Sal.23; Fil 2,1-11; Mt 21,28-32


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don Ezio Stermieri
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