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8/10/23 - XXVII Domenica t.o. anno A


50esimo di Ordinazione sacerdotale (13.10.1973) e rinnovo promesse matrimoniali

"Voglio cantare per il mio diletto il mio cantico d'amore per la sua vigna". Così Isaia ci introduce all'ascolto dell'odierna Parola di Dio. Cantare in questi 50 anni ho cantato, se un partecipante alla Messa domenicale mi ha chiesto come mai non canto anche gli avvisi finali… E nel canto affonda la mia esperienza religiosa, da piccolo, e mi sembra di poter riassumere il mio diversificato ministero in parrocchia, nella scuola come un canto d'amore per i filari della vigna che mi sono stati affidati.
Anche voi che con me rinnovate la promessa di fedeltà a Dio che in modi diversi ci ha chiamati ad essere continuatori del suo amore creativo e che la nostra vita nel tempo, risorta, si apre al per sempre, all'Oceano dell'amore infinito che qui è come cammino verso le nozze eterne con lo sposo Cristo.
Non è forse un canto il testo biblico riassuntivo di tutta la Bibbia, il Cantico dei Cantici? Lo Sposo, talora, è nascosto tra le fessure della roccia, la sposa è spinta dall'attesa alla ricerca dello Sposo. Così nella vita. Ci ricorda San Paolo: "Non angustiatevi per nulla, ma in ogni circostanza fate presenti a Dio le vostre richieste con preghiere, suppliche e ringraziamenti". Sì! Il nostro qui sia un "Grazie" espresso dagli anni vissuti in una vigna, la parrocchia, la famiglia che non è nostra ma sua, del Signore, e noi dobbiamo amarla e onorarla con l'orgoglio che il Signore abbia avuto bisogno di noi, dei nostri limiti divenuti slancio di superamento perché il suo piano di amore, di alleanza, di libera responsabilità diventasse il nostro quotidiano.
Eccolo il disegno nelle parole di Gesù: "Ascoltate" (non è il nostro io che scivola facilmente nell'egoismo e subito nel canto stonato, nelle parole colpevolizzanti o ricattatorie, nei silenzi rancorosi…). Ascoltiamo Lui, il Signore, per comprendere e dare valore alle nostre scelte! "C'era un uomo" che è Dio. È l'uomo Gesù del Vangelo, "che possedeva un terreno", la terra, e vi piantò una vigna. Siamo noi, posti per produrre il vino della gioia alla famiglia riunita, il vino che è il sangue, la vita di Cristo per il pensiero ardito, il cuore felice, l'azione continua per il bene di tutti.
È la vocazione del prete che nel momento apicale della sua missione, la Messa, si fa voce (anche melodiosa) della Chiesa che accoglie il racconto della vita di Gesù che si fa dono: per voi e per tutti! E, improvvisamente si fa voce di Gesù: "Prendete e mangiate, questo è il mio corpo". E, ogni volta dichiaro: sono per voi. Il mio corpo, la mia mente, il mio cuore è per voi.
Ma anche voi partecipi attivamente potete dire: i miei anni sono per quel filare di vita che è la mia famiglia: un io e un tu che diventano un noi. Un noi che ora si fa canto che anticipa l'eternità: "amabimus et cantabimus", dice Agostino. E, proprio lui riassume la vita del cristiano in una brevissima sententia: canta e cammina!

8/10/23

Letture: Is 5,1-7; Sal.79; Fil 4,6-9; Mt 21,33-43


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don Ezio Stermieri
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