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15/10/23 - XXVIII Domenica t.o. anno A


Con la pagina odierna del Vangelo di Matteo noi raggiungiamo il vertice e andiamo al cuore stesso del Regno di Dio che Gesù annuncia con la sua persona. Si rivolge a quanti dovrebbero rendere il tempio il luogo dove il popolo amato da Dio come uno sposo è il ritrovarsi in una festa ed è stato ridotto ad una tassa e a quanti dovrebbero garantire l'osservanza della legge una sicurezza di libertà e l'hanno ridotta a capestro. A loro, sacerdoti e farisei, ribadisce che l'incontro con Dio è per sua iniziativa una festa di nozze ed egli è lo Sposo.
Che ci sia una responsabilità di queste categorie di fronte al fuggifuggi generale o peggio per gli insulti e nelle uccisioni rimane sottinteso ma Dio rimane fedele. L'uomo non è stato voluto, pensato per la solitudine, la maledizione per un vivere disperato ma per una alleanza che ad ogni generazione si fa invito pressante. E continua a mandare perché nessuno si senta escluso, buoni e cattivi.
La promessa, fatta per bocca di Isaia di un banchetto di nozze che qui ha la sua preparazione e nell'eternità il suo compimento dove il velo sia tolto e l'uomo scopra perché è stato chiamato alla vita, la morte eliminata perché l'estuario del tempo è l'eterno in Gesù, è resa visibile e sperimentabile.
In Gesù la mano del Signore si è posata come abbraccio attorno alla vita dell'uomo. Nel testo di Matteo ci vien detto però che c'è una condizione per non venir escluso: l'abito nuziale. Il superamento della nudità della bestia, della identità risolta nella aggressività, nella inimicizia necessaria per opprimere, la difesa che dubita dell'amicizia, della condivisione, di una vita divenuta festa del vivere. L'abito della dignità, della fratellanza, di un rapporto con Dio che diventa sapienza del vivere umano. Una identità che ha come anima la convivialità, la spartizione dei beni, lo spezzare il pane. Siamo lontani dalla visione del mondo che ci dona Gesù nel Vangelo ma non è impossibile realizzarla ed ogni comunità cristiana nella mensa eucaristica, che è festa anticipata delle nozze, diventa segno e strumento di un mondo di alleati e che in Dio, nel tempio, nella legge trovano la forza della realizzazione, del non arrendersi.
"Il mio Dio – dice Paolo ai Filippesi – colmerà ogni vostro bisogno secondo la sua ricchezza e magnificenza in Cristo Gesù".
Sia così, "Amen", anche per noi.

15/10/23

Letture: Is 25,6-10; Sal.22; Fil 4,12-14.19-20; Mt 22,1-14


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don Ezio Stermieri
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