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12/11/23 - XXXII Domenica t.o. anno A


La narrazione di Matteo, l'evangelista che per un anno ci ha guidati alla coscienza del nostro essere cristiani, sta raggiungendo il suo e nostro traguardo. Chiamati per nome a seguire Gesù, il Cristo, il Signore per far parte dell'inizio del Regno che con la sua persona annuncia divenendo sua Chiesa con la missione di portare il Vangelo ad ogni uomo, in cammino verso cosa? E qui il credente e il nihilista di turno e perciò ognuno di noi è posto di nuovo ad un bivio. Ci separa un articolo: "la" o "il".
Andiamo verso la fine non senza il contributo dell'uomo che inquina aria, acqua, devasta la terra per la sua voracità di cibo, energia, progresso, per cui il nostro "io" si ricomporrà nella vita della materia perdendo la propria coscienza o andiamo verso il "fine", il compimento, il perché della nostra esistenza e la ricapitolazione della storia e della natura che, dice Paolo, geme e soffre per una nuova nascita dove Dio sarà tutto in tutti?
In Matteo, ecco la parola di Gesù: "Il Regno dei Cieli sarà simile a 10 vergini". 10, dunque l'umanità tutta con il suo bagaglio di risorse umane: la fede che è lampada che illumina i passi da fare ed evitare e l'olio dell'amore che consacra la vita e la guida, al di là della tentazione del sonno, all'incontro con lo Sposo, con Dio alleato con la fecondità e fedeltà dell'uomo?
Con la "sapienza" dunque (prima lettura) che supera e indirizza la scienza passibile di corruzione, di interesse e mercati di parte. "Nel farsi conoscere (la sapienza) previene coloro che la cercano". Non è forse questa sapienza che l'uomo sapiens divenuto "insipiens" ha frantumato e ridotto a cocci inservibili? Eppure l'uomo nel suo percorso storico "la troverà seduta alla sua porta".
In che cosa dunque consisterà la fede cristiana e l'apporto che la Chiesa, i cristiani, ogni comunità offre al territorio, alla società, alla globalizzazione divenuta guerra mondiale a pezzi, contro l'uomo stesso mettendo in pericolo la sua stessa sopravvivenza? Lo ricordava già Paolo alla prima comunità cristiana: non dimenticare, anzi rendere cosciente e attivo che "andiamo incontro al Signore in alto, e così per sempre saremo con il Signore. Confortatevi dunque a vicenda con queste parole".
Non andiamo verso la fine tragica che costruiamo con le nostre mani ma verso "il" fine che il Signore prepara nel mondo nuovo. A vincere sarà l'amore di Dio e l'intelligenza umana più profonda e alta del suo istinto di autodistruzione inevitabile.

12/11/23

Letture: Sap 6,12-16; Sal.62; 1 Ts 4,13-18; Mt 25,1-13


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don Ezio Stermieri
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