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10/12/23 - II Domenica di Avvento anno B


Avvento. È un andare verso, interiore sì ma con risvolti concreti della vita, Colui che ci è venuto incontro. La storia nel suo Natale ne rinnova la presenza, la speranza lo attende come giudice al compimento del tempo, la fede lo celebra ascoltandone la Parola, ravvivandosi nei sacramenti, amandolo in ogni uomo divenuto fratello.
La radice della speranza affonda nell'attesa dell'antico Israele di cui Isaia (prima lettura) si fa portavoce: "Consolate il mio popolo". Dio compromettendosi con la nostra storia di tribolazioni ne pone la fine perché la colpa dell'allontanamento presuntuoso è scontata. Si tratta solo di preparare la strada che porti all'incontro e, perché non si ripeta l'errore di percorsi di identità che si contrappongono, di egoismi che generano il pianto e la disperazione di innocenti, Egli stesso: "Come un pastore fa pascolare il gregge e con il suo braccio lo raduna; porta gli agnellini sul petto e conduce dolcemente le pecore madri".
E, mentre nella storia umana si sono levate voci di false pacificazioni, di rivoluzioni capaci di abolire la povertà, assicurazioni-propaganda per un meritato benessere per quanti precipitano nella indigenza, ingaggiano lotte e massacri per un domani migliore, voci profetiche e, nell'imminenza dell'avvento messianico, Giovanni Battista invitano al ricupero della vera identità dell'uomo con un lavacro, un battesimo rigenerante. Nel deserto dei valori chiedono di far emergere il positivo che Dio ha posto nel cuore di ogni uomo. Insistono che prima di qualunque "fare" è necessario ricevere uno spirito, lo Spirito di Dio che Colui che viene, il forte per amore, reca con sé per una nuova umanità che non diffida di Dio perché lo riconosce Padre, non violenta più la natura perché sa di esserne parte, non vive più la relazione come possesso ma come dono costruttivo.
L'apostolo Pietro lo ricordava ai primi cristiani e quella parola incoraggiante arriva a noi: "Il Signore non ritarda nel compiere la sua promessa anche se alcuni parlano di lentezza". Il ritardo non è del Signore, piuttosto continua Pietro: "La vostra vita nella santità della condotta e nelle preghiere affretta la venuta del giorno del Signore". E conclude: "Fate di tutto perché Dio vi trovi in pace, senza colpa e senza macchia". Capisco che per molti è più semplice preparare l'albero o il presepe con i regali (riciclati?), fare l'elenco delle spese o laicamente proporsi una uscita sulla neve ma sono tutte cose che ritornano in solaio, in cantina o nei cassetti e tutto ritorna come prima. Ma se per qualcuno questo sarà il Natale decisivo sarà il sale, il lievito, la luce di cui il nostro mondo ha sempre più urgenza. Cristo ci è necessario!

10/12/23

Letture: Is 40,1-5.9-11; Sal.84; 2 Pt 3,8-14; Mc 1,1-8


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don Ezio Stermieri
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