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31/12/23 - MARIA SANTISSIMA MADRE DI DIO


"Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace". Con questa fiducia che radicava nel cuore la speranza, l'antico Israele ha camminato nei tempi e ha raggiunto gli spazi, la terra promessa. Forse non sempre ha ricordato e riannodato la sua identità con Abramo a cui Dio dava il compito di essere per tutti i popoli segno di benedizione e di pace.
La certezza per noi, nuovo popolo di Dio, che Dio ha fatto conoscere il suo volto perché ne abbiamo visto la Parola fatta carne e abbiamo veduto in Gesù il curvarsi di Dio sui mali inferti dal tempo che scorre e il continuo essere tentati di un esodo da Dio ce lo ha ricordato San Paolo: "Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge per riscattare quelli che erano sotto la legge – del peccato, dell'istinto aggressivo, dello stesso morire – perché ricevessimo l'adozione a figli" e nello scorrere degli anni, degli avvenimenti talora sconcertanti diventassimo testimoni che Dio non abbandona, che il male non ha l'ultima parola, che l'illusione di poter fare a meno di Dio e del saperci benedetti è radicato nel cuore dell'uomo ed è intimo orientamento, anelito alla pace: "E che voi siete figli lo prova il fatto che Dio mandò nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio, il quale grida: «Abbà! Padre»".
Con questa certezza entriamo in un nuovo anno, per noi il 2024, sicuri che la Roccia su cui costruire la casa dei nostri affetti, del nostro lavoro, del susseguirsi delle età della vita non diventa sabbia che sfarina la speranza. L'atteggiamento giusto per questo passo ce lo suggerisce lo stesso Vangelo ascoltato. Anche noi siamo "pastori", pellegrini nel tempo, provvisori negli spazi e come loro "senza indugio" andiamo dove Gesù è nato nella Betlemme della nostra vita: dove guadagniamo il pane, dove lo spezziamo nelle case e nella Chiesa per non venir meno nell'arco di tempo che ci è dato. Troviamo Maria, continua il Vangelo, e questo ci rassicura. Ella ci è stata data come Madre che educa a Cristo, come sorella nella fede per non disperare, come testimone della fretta nel fare il bene, nell'essere portatori di benedizione. E, dopo averlo visto, come i pastori, anche noi riferiamo con l'esempio e la parola incoraggiante che quanto ci è stato detto di Gesù è la verità più vera e profonda della vita in questo mondo che Dio ha amato e Cristo amò fino alla fine, fino a dare la sua vita perché non avessimo a morire, a venir meno nel tempo che scorre.
Abbiamo sentito come Gesù – così fu chiamato all'ottavo giorno – ha ricevuto il segno dell'alleanza nel suo corpo, la circoncisione, e questo ci attesta che l'amicizia, l'alleanza, la cura, la guida, la salvezza che Dio ci offre non è qualcosa da raggiungere fuori della concreta esistenza.
Giorno per giorno, nel concreto scorrere degli eventi, dei doveri, dei dolori, delle gioie e delle speranze Dio inonda della sua eternità il nostro essere precario di carne.

31/12/23

Letture: Nm 6,22-27; Sal.66; Gal 4,4-7; Lc 2,16-21


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don Ezio Stermieri
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