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11/2/24 - VI Domenica t.o. anno B


Beata Vergine Maria di Lourdes

È immediata in me, oggi 11 febbraio, quando Chiesa ci invita ad una preghiera, una vicinanza con coloro che soffrono nel corpo e nello spirito, ascoltare il brano di Marco nello spirito avvolgente di Lourdes dove Maria ha mostrato e mostra la sua maternità verso una umanità sfigurata da una lebbra che stravolge la vera identità dell'uomo che smarrisce se stesso e perde il carattere relazionale che lo fa parte di una comunità.
E, nel lebbroso in ginocchio che supplica, vedo il susseguirsi continuo di una umanità dolente che all'invito di Maria alza il suo dolore: "Se vuoi puoi purificarmi". Sono i segni di Lourdes: il ritorno all'acqua battesimale, la domanda di guarigione, l'essere restituito a Cristo e alla sua Parola: "Lo voglio, sii purificato" e subito il trovarsi in un popolo in cammino, in una processione ecclesiale per portare non a parole ("Guarda di non dire niente a nessuno") ma con la vita che l'essersi fatto pellegrino ha risanato, mutato in salvezza, l'"oggi", l'adesso di Dio che tanto ci ha amati da dare il suo figlio. Il "venivano a Lui da ogni parte" rimane la constatazione, la memoria di un "oggi" nato dalla sollecitudine materna di Maria. Ogni comunità è chiamata a vivere quello spirito, quella cura ed esperienza che descrive l'intera Chiesa un "ospedale da campo" per l'umanità smarrita, spaventata, alla ricerca di uno spazio e di un tempo in cui sentirsi salvati.
Non è forse questo l'annuncio del Vangelo, il compimento della storia: la fine della segregazione imposta dal Levitico: "è impuro, se ne starà solo, abiterà fuori dell'accampamento", per una integrazione, una reciprocità, un amore reciproco che Dio mette nel cuore, inizio di ogni guarigione? Prendiamo allora le distanze da una falsa verità, imposta per cui la guerra (ogni inimicizia), la divisione, la paura, la solitudine, ogni forma di dolore sono la verità cruda del vivere umano.
Dio ci ha creato, voluti relazione, reciprocità, integrazione a partire da chi fa fatica, rimane indietro, l'età stessa o la sofferenza spinge ai margini. Quanto puntuale la predicazione di Paolo e il suo esempio, il suo invito ai cristiani ci incoraggia: "Io mi sforzo di piacere a tutti in tutto, senza cercare il mio interesse ma quello di molti, perché giungano alla salvezza".
Come se fossimo a Lourdes, chiediamo Maria che anche la nostra comunità che ha lei come modello sia un "sì" per portare nella quotidianità l'unico guaritore indispensabile: il suo Figlio Gesù.

11/2/24

Letture: Lv 13,1-2.45-46; Sal.31; 1 Cor 10,31-11,1; Mc 1,40-45


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don Ezio Stermieri
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