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14/2/24 - MERCOLEDI' delle CENERI


Il tempo nel quale la Chiesa ci introduce, la Quaresima, i cristiani prima di noi ce lo hanno consegnato come un tempo sacro. Sacro, come può essere uno spazio, una persona, è luogo dove prende dimora il Santo, Dio con il suo Spirito.
È dunque conseguentemente tempo di conversione, di ritorno, di nuova mentalità e interpretazione della vita perché la tentazione alla quale si cede è che il nostro essere sia posseduto e governato dall'"io", quello che diventa il dio a cui tutto obbedisce.
E il Vangelo, Gesù, lo abbiamo appena ascoltato, indica bene la strada di liberazione dall'io per far posto a Dio. Parte subito dalle nostre relazioni che se fossero guidate dallo Spirito di Dio sarebbero capaci di dare futuro (elemosina), capaci di condivisione, di compassione, di amicizia ma se sono lasciate alla discrezione dell'io narcisistico e in contemplazione di sé si limiterebbero ai rapporti che ci compensano, gratificano, rilevano le nostre capacità di bene. Non siamo più capaci di gratuità: l'amore con cui Dio ci ama.
Gesù passa poi a quella insidia desiderosa di distinzione, emergere, influire con il nostro potere. Primeggiare, ambire al primo posto non solo nei banchetti ma perfino al tavolo famigliare. Lo Spirito che ci converte ci rende lieti di poter essere utili, di mettere in rilievo le qualità delle persone con cui conviviamo. Felici che alla mensa della vita ognuno abbia il suo posto spesso faticato, pagato con lavoro e perseveranza. Lo Spirito pone fine all'egocentrismo che mette allo scoperto il vuoto interiore che ci inquieta. Senza lo Spirito che cambia le prospettive perfino il rapporto con Dio si inquina, perfino la preghiera è in funzione del proprio io. Dio, invece, dice Gesù, va cercato con il cuore, nel segreto, nel silenzio dei vani desideri di avere, di potere, di una felicità ridotta al piacere materiale.
Come i primi cristiani, anche a noi Paolo ricorda che questo tempo è favorevole per riconciliarci con Dio e riportare l'io insaziabile al proprio posto: deciso nel voler bene, nel pensare e fare il bene, amare il bene e i benefici che Dio gratuitamente a ciascuno concede.
Se dovessimo in una sola parola riassumere l'impegno di conversione della Quaresima potremmo dire "umiltà", da humus, terra. Ce lo ricorda il rito delle Ceneri.
Humus! Siamo provvisori, fragili, argilla. E tutti lo siamo. Questo pensiero indica il punto di partenza ovunque e con chiunque per andare oltre alle infinite diversità, sovrastrutture, che differenziano il rapportarsi, ci costringono a comportarci sempre in rapporto all'altro e mai partendo dal nostro cuore. Ci rendono insoddisfatti del dove siamo perché qualcuno ha sempre di più. Perfino il rapporto con Dio si squalifica in un mercato.
Humus! Ma senza humus non c'è nascita, non c'è crescita, non c'è frutto né raccolto, non c'è vita. La povera cosa che siamo, animata dallo Spirito, è capace non solo di conversione ma di risurrezione. Al bivio dunque di un essere di terra che presume ma si sbriciola o terra capace di vita se invasa e abitata dal Santo, fonte di ogni bellezza o bontà. Credendo al Vangelo diventa evidente la scelta. Basta un gesto di conversione, un "adesso comincio".

14/2/24

Letture: Gl 2,12-18; Sal.50; 2 Cor 5,20-6,2; Mt 6,1-6.16-18


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don Ezio Stermieri
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