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24/3/24 - Domenica delle PALME anno B


La liturgia che stiamo vivendo si apre sul dramma di una intera settimana chiamata "santa" perché il protagonista Dio la abita e ci coinvolge nell'Alleanza definitiva. Si attualizza il "così Dio ha amato il mondo da dare il suo Figlio" e, nell'ora per cui è venuto, il Figlio si dona come Agnello del riscatto e spezza il Pane, se stesso per una vita nuova aperta oltre la morte sul vivere con Lui risorti. Settimana che riavvolge la nostra esistenza di cammino dietro a Lui fin sotto la Croce per baciarlo con un bacio che cancelli il tradimento di Giuda. Ed ecco! La salvezza ci raggiunge fin nei nostri sepolcri se no non sarebbe salvezza e ricadremmo nel sospiro di chi non accetta la morte. Vinta la morte, il peccato, l'istinto di guerra Egli, il Gesù amato, seguito, ascoltato, il guaritore dei nostri mali, risorge in un Alleluia che come un brivido di gioia attraversa e coinvolge l'umanità tutta.
Oggi, immettendo anche noi stessi nella processione che attraversa i secoli, anche noi ascoltando e vedendo il suo ingresso in Gerusalemme, simbolo di ogni Città, lo acclamiamo "necessario" al nostro bisogno di pace. Sono i piccoli che gridano per primi: Osanna! E poi noi guardandolo che cavalca un asinello, animale di pace e di lavoro, comprendiamo sulla scorta di Zaccaria e di tutti i profeti che lo vedevano da lontano quanto sia lontano dai protagonisti feroci della storia umana, lontano dalle guerre che calpestano i piccoli, i deboli, lontano dal fondare il potere sulla inimicizia dei popoli che con le loro attese e differenze formerebbero un avvenire di progresso e di pace. È lui stesso il Vangelo, la Parola, il donatore dello Spirito per non perderci di coraggio e seguirlo sulla via dolorosa che Egli percorre con sulle spalle la nostra Croce, non senza la nostra partecipazione fino alla constatazione fiduciale: "Veramente quest'uomo era (è) figlio di Dio".
Anche noi come le donne del racconto di Marco osserviamo, riflettiamo, specchiamo noi stessi nel dramma che si consuma, "da lontano", dice il racconto, perché la paura di un mondo violento così vicino, addosso, non ci permette subito di avvicinarci. Ma la lontananza che caratterizza la nostra intermittenza nel credere può e deve diventare vicinanza, condivisione, forza nuova nell'affrontare momenti, situazioni difficili della vita. Fare del difficile un attraversamento nel piccolo e nel grande verso il mondo che vorremmo vivere e che dobbiamo preparare per i piccoli di oggi che subito intuiscono la bellezza della Croce che diventa bella perché così Dio ci ha amati, in famiglia ci si ama, nella Chiesa ci si accorge e aiuta, nella società si ritorna ad essere "umani". Non un dramma lontano nel tempo ma il dramma di oggi e il suo riscatto: Gesù, il Cristo!

24/3/24

Letture: Is 50,4-7; Sal.21; Fil 2,6-11; Mc 14,1-15,47


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don Ezio Stermieri
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